IL MESSAGGERO (U. TRANI) – Non basta alzare il muro o scegliere, volgarmente, il catenaccio: la Roma salta qualsiasi ostacolo. Avanza con la solidità e la personalità della Grande. Il quinto successo in campionato, il sesto di fila se si conta anche quello di Champions contro il Cska, conferma che il gruppo di Garcia è ormai padrone della situazione. Nessuno, al momento, ha la forza di intralciarne il percorso. Netto, come quello della Juve, vittoriosa anche ieri: lo scontro del 5 ottobre promette scintille. Il Verona resiste per 75 minuti, con Mandorlini che chiede ai suoi giocatori di difendersi in nove davanti al portiere. Il tentativo disperato di conservare l’imbattibilità in questo torneo (senza mai prendere, fin qui, gol in trasferta) evapora però inesorabilmente: il tiro di Florenzi fa esplodere l’Olimpico e consegna alla capolista il risultato che merita. Destro, dopo i soliti errori sotto porta, si allontana fino a centrocampo per chiudere il match: il missile improvviso diventa la palombella d’oro. Sono gli stessi marcatori della gara interna con il Cagliari: i due azzurri si scambiano solo il ruolo di apripartita. Il 2-0 è meritato e convincente per gioco, ritmo e chance.
Pazienza e aggressività – Garcia è protagonista più che in altre occasioni. Nel giorno in cui mette in cassaforte i suoi primi 100 punti in Italia (85 l’anno scorso e già 15 in questo campionato), dimostra quanto la sua leadership incida sul rendimento della Roma. Inizia con il 4-3-3 più offensivo che ci sia, con Ljajic, Destro e Totti davanti, Pjanic centrocampista che diventa trequartista, Maicon che spinge a destra e Nainggolan che si inserisce a sinistra. Keita non scende dalla cattedra e Manolas spopola in cielo e in terra. Per la prima volta i giallorossi non fanno centro nel primo tempo. Aspettano, senza innervosirsi. Attaccano e controllano. Maturi. (….)
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