Rangnick, il ‘Trainager’: visionario del Gegenpressing e ‘generatore’ di valore per il...

Rangnick, il ‘Trainager’: visionario del Gegenpressing e ‘generatore’ di valore per il club

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«Il mio calcio ad alta intensità. Sono un trainager: creo valore, non devo comprarlo»

FOCUS CGR – Basterebbe, forse, questa frase per riassumere l’attività e l’operatività di Ralf Rangnick. 62 anni, nato a Backnang, ridente cittadina di 36 mila abitanti nel land di Baden-Württemberg. Il manager tedesco si è laureato alla ‘University of Sussex’, università di Brighton, quindi certamente poliglotta al pari di Boldt. Ha iniziato a giocare nella formazione riserve dello Stoccarda, prima di trascorrere tutta la carriera nelle serie dilettantistiche tedesche. Come tanti grandi allenatori non ha alle spalle un’esperienza da calciatore memorabile. Tra il 1988 e il 1990 inizia la trafila come tecnico delle giovanili sempre allo Stoccarda, poi qualche club di seconda serie, prima delle sfide allo Shalcke e all’Hoffheneim. In questo secondo caso, Rangnick  in due anni ottiene due promozioni di fila dalla terza serie, portando l’Hoffenheim in Bundesliga alla fine della stagione 2008-2009. Resta alla guida della squadra fino al gennaio 2011, quando si dimette per divergenze sul calciomercato, sintomo di un carattere decisamente spigoloso.

Nel marzo 2011 viene assunto dallo Schalke 04, che conduce alle semifinali di UEFA Champions League e alla vittoria della Coppa di Germania. Nel settembre dello stesso anno però si dimette a causa di una sindrome da esaurimento. 

Ma facciamo un passo indietro. Il soprannome di “Professore” (‘Der Professor’), nasce perché, curiosamente, Rangnick è stato il primo tecnico in Germania a spiegare il calcio in diretta televisiva su una lavagna: nel 1988, dopo il fallimento della Germania agli Europei, inscenò infatti una lezione tattica negli studi di Sportstudio, spiegando le ragioni per le quali la nazionale tedesca avrebbe dovuto abbandonare il libero tradizionale per passare a una difesa a 4. Il suo stile di gioco attinge molto dal calcio italiano: 4-4-2 il modulo di riferimento, con leggere varianti sul 4-3-3. Non a caso Rangnick passava intere notti a studiare il Milan di Sacchi ed in estate seguiva dal vivo il ritiro del Foggia di Zeman in Trentino. La carriera del tecnico è passata anche attraverso alcuni sonori rifiuti, del Bayern Monaco e del Manchester United, che in tempi recenti lo hanno prima sedotto e poi abbandonato. Rangnick è considerato il pioniere del ‘Gegenpressing‘ e del rilancio del calcio tedesco improntato all’intensità massima durante i 90 minuti.

“Se il calcio tedesco è cresciuto tanto negli ultimi decenni, gran parte del merito è proprio di Ralf. Lo considero un visionario, ha portato idee interessanti e pratiche. Ha fatto bene a tutto il movimento”. Parola di Ottmar Hitzfeld, ex tecnico del Bayern Monaco.

«Ho alzato il valore di mercato delle mie squadre da 120 a 1.200 milioni: i risultati sportivi ed economici vanno insieme»

L’upgrade della carriera di Rangnick da semplice allenatore a ‘Trainager’, avviene con il folgorante incontro con il gruppo Red-Bull. Dopo una breve pausa dal campo, il tedesco infatti rientra nel mondo del calcio nel 2012, assumendo l’incarico di direttore sportivo delle due squadre del gruppo Red Bull, il Salisburgo e il RB Lipsia. Rangnick si alterna negli anni tra panchina (Lipsia) e ruolo dietro la scrivania come responsabile dell’area sportiva. Qui riesce a tramutare in realtà programmatica, ciò che aveva iniziato a fare all’Hoffheneim. La sua vena sperimentale non abbraccia solo il lavoro sul campo, ma anche lo scouting (vuole solo giocatori sotto i 23 anni con precise caratteristiche tecniche), la tecnologia, il supporto psicologico, addirittura l’allenamento ‘neuronale’: tutto a sostegno di un’idea di gioco improntata su ritmo, verticalità e transizioni fulminee. Di fatto Rangnick crea un modello organizzativo, guidando da perfetto direttore d’orchestra la crescita esponenziale di Lipsia e Salisburgo, che sfornano negli anni campioni del calibro di Firmino, Mané, Keita, Haaland, Werner etc. Insomma un sodalizio ideale tra investimenti, piena autonomia, programmazione e risultati.

“Serve sostenibilità a medio-lungo termine e tutto parte da un concetto: l’idea fortissima del calcio da proporre da tradurre in un’identità che parta dalle giovanili e arrivi alla prima squadra“. Sosentibilità a medio-lungo termine, concetto che i Friedkin hanno espresso sin dalle primissime dichiarazioni da neo proprietari della Roma e che negli incontri con Rangnick sono state ribadite dal manager tedesco, che porterebbe con se 5-6 collaboratori “specialisti di livello mondiale”. 

«Non voglio il potere per il gusto del potere – ha dichiarato sempre ai microfoni del Corriere della Sera – . Sono un giocatore di squadra». Una squadra, che coincide con un’area sportiva che a Trigoria andrebbe rifondata e che Rangnick potrebbe ricostruire già nelle prossime settimane. 

 

 

 

 

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