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Roma, Bruno Conti: “Restare alla Roma fu una scelta di cuore. De Rossi lo portai io”

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Bruno Conti, stella del passato giallorosso, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Gazzetta Tv. Questo uno stralcio delle sue parole:

Che significato ha giocare per la Roma?
“Quando giochi per la Roma dai tutto, quello che abbiamo passato io e Totti, con tutti i sacrifici è incredibile. L’anno prima di vincere lo scudetto non avevo ancora rinnovato il contratto con la Roma, così il presidente Dino Viola mi invitò a un ristorante e io portai i miei figli. Il presidente chiese a Daniele: “Dove giocherà l’anno prossimo papà?” “Al Napoli con Maradona”. Diego voleva che andassi a giocare con lui, ma sarebbe stato un torto a mio padre, è stata una scelta di cuore”

Il mondiale?
“In una finale mondiale non c’è la fatica, poi segnò Altobelli e fu un esplosione di gioia. Eravamo partiti male, poi le gare con Brasile, Argentina, Germania, non ci avrebbe fermato nessuno, neanche il rigore che sbagliò Cabrini. Prima di partire per il Mondiale feci una foto con Falcao e Dino Viola. Il presidente disse che voleva vedere campione uno di noi due. Dopo Italia-Brasile ci abbracciamo con Falcao senza dire una parola, lo rividi all’inizio del ritiro ma non parlammo mai del Mondiale”

La finale contro il Liverpool?
“Non ho rimpianti per il rigore sbagliato, perché li sbaglia solo chi li tira. Ho il dispiacere perché giocavamo la finale in casa, contro un grande Liverpool. Perdere una competizione del genere non è facile”

Il segreto del vivaio della Roma?
“L’importanza è data dalla prospettiva che il ragazzo dà. È una questione di comportamenti umani più che di soldi, spesso bisogna andare incontro alle famiglie. Ogni tanto sono i procuratori che fanno il lavaggio del cervello ai ragazzi; ci sono ragazzi come Totti e De Rossi che hanno fatto tutta la trafila. Già agli allievi nazionali capisci se uno è forte, ma che deve avere la testa più che la bravura per affermarsi”

Totti?
“Lo prese il papà di Giannini dalla Lodigiani, una bella intuizione”

De Rossi?
“Lui l’ho portato io e non il padre. Avevo uno staff importante e mi portai lui, Aquilani, Bovo e altri ragazzi validi”

I laziali?
“Mi vogliono bene anche loro, probabilmente per il contributo che ho dato alla Nazionale. Quando lasci qualcosa alla gente difficilmente viene dimenticato”.

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