È vero che José Mourinho sta valorizzando tanti giovani in casa giallorossa, ma a San Siro – domenica scorsa – aveva una panchina di alto livello. Basta ributtarci un occhio per capire anche perché la Roma (ieri si è dimesso Paolo Monguzzi, Venue Business Director: il principale fautore dei sold out giallorossi dovrebbe passare alla Juve) è riuscita in corsa a cambiare la partita. In corsa, infatti, contro il Milan sono entrati Matic, El Shaarawy e Belotti (insieme al giovane Tahirovic), a tutti gli effetti tre potenziali titolari, ma poi al fianco di Foti c’erano anche altri giocatori come Spinazzola, Camara, Vina, Shomurodov e Solbakken. Oltre a Kumbulla. E tutto questo senza Karsdorp e in attesa di un certo Wijnaldum. Ieri si è diffuso un po’ di allarme sul suo rientro, ma in realtà il percorso è in linea con quanto previsto: Gini tornerà con il gruppo tra due settimane, per poi poter essere a disposizione a inizio febbraio, magari contro Empoli (il 4 ) o Lecce (l’11). Il consulto in Olanda era per capire se fosse possibile accelerare i tempi, cosa che si è preferito però di evitare.
Come scrive la Gazzetta dello Sport, nella rincorsa alla Champions League (che oggi dista solo tre punti) Mourinho avrà la possibilità di puntare su una profondità di rosa non banale. Con tante soluzioni diverse e opzioni di scelta che gli permetteranno di cambiare pelle alla Roma dal via, ma volendo anche in corsa. A San Siro, considerando solo i big, in panchina c’erano 17,1 milioni di ingaggio, che lievitano fino a oltre 20 milioni se si considerano tutti i giocatori che Foti aveva con sé.
Poi, certo, c’è lo stato di forma, che magari per qualche giocatore non è ottimale in questo momento. È il caso ad esempio di Leonardo Spinazzola, che oggi invece insegue ancora un rendimento che possa essere considerato almeno sufficiente. O lo stesso Matic, che dall’alto dei suoi 34 anni non può certo giocare tutte le partite, ma che all’interno delle rotazioni può lasciare il segno anche in soli 20-30 minuti. O anche Shomurodov e Vina, due che per motivi diversi finora hanno giocato poco e che magari hanno perso per strada un po’ di fiducia e di autostima, ma che sulla carta sono quantomeno due buone alternative. Infine Camara, che nella parte finale del 2022 aveva fatto bene, ma che ora sembra invece scivolato indietro nelle gerarchie.
Al contrario di El Shaarawy, che grazie alla sua versatilità un posto dal via o in corsa lo trova spesso. Il Faraone è in scadenza, la Roma ancora non ha deciso cosa voler fare (il rinnovo non sembra però facile), ma Mou lo apprezza e ne sfrutta la duttilità. E poi bisogna anche capire cosa succederà con Zaniolo, soprattutto quando tornerà Wijnaldum. Nicolò in questo momento non riesce a trovare ritmo e continuità, in questa panchina d’oro presto potrebbe finirci anche lui.