IL MESSAGGERO (U. TRANI) – Veloce, efficace, prepotente e dominante. La Roma entra finalmente in scena e sistema la sua classifica, piazzandosi in scia delle big. Fonseca, con il primo successo ufficiale nel nuovo club, irrompe nel nostro campionato: 4 gol in poco più di mezz’ora, contro il Sassuolo di De Zerbi, suo rivale in primavera per la panchina giallorossa. La vittoria (4-2) è alla fine meno larga di quanto racconta il film del match all’Olimpico. Alle reti di Cristante, Dzeko, Mkhitarian e Kluivert nel primo tempo, vanno aggiunti i legni colpiti da Pellegrini, Dzeko e Mancini nella ripresa. Il punteggio insomma sminuisce l’esibizione, anche perché poi la doppietta di Berardi, a risultato ormai in freezer, riapre il dibattito sulla fragilità della linea difensiva.
DOLCE STIL NOVO – L’impronta di Fonseca è, comunque, evidente. A prescindere dai debuttanti Veretout e Mkhitaryan, schierati in ruoli fondamentali per il sistema di gioco del portoghese: è scontato che abbiano integrato lo spartito giallorosso. Lo perfezionano e non solo nella costruzione. Il mediano è dinamico accanto a Cristante, fisicamente potente e presente. Anche lui con il piede educato. La coppia va. L’acquisto last minute, invece, unisce alla classe pure l’umiltà. Va in pressing con Dzeko, Pellegrini e Kluivert e rientra a far reparto con i centrocampisti. In fase difensiva la Roma lascia il 4-2-3-1 per il 4-4-2. O per il 4-1-4-1 se arretra Cristante, con Pellegrini più basso e vicino a Veretout. Ecco l’equilibrio mancato nelle prime 2 partite. Più che i nuovi, sono le posizioni. A destra si sacrifica Kluivert, confermato per la terza gara di fila. Escluso Zaniolo che poi entra e bene. Scelta tecnica e soprattutto mossa indovinata. Il rombo offensivo timbra il successo. Perché, in coincidenza con il vantaggio di Cristante, sale in cattedra Pellegrini e fanno centro Dzeko, Mkhitaryan e proprio Kluivert che, sullo 0-0, si vede anche assegnare e subito dopo togliere un rigore che in effetti non c’è perché Peluso prende il pallone. L’arbitro Chiffi dice sì, il Var Giacomelli no.
TRACCIA D’AUTORE – E’ Fonseca che fa la differenza. Più dei nuovi. Lunedì scorso Petrachi, in un colloquio a Trigoria, diede forza al suo 4-2-3-1. Che, confermato contro il 4-3-3 del Sassuolo, comincia a dare un senso al lavoro fatto durante l’estate. La Roma spopola proprio in attacco, dove il portoghese la vuole coraggiosa. Pellegrini, avanzato da trequartista sotto gli occhi del ct Mancini, è la soluzione. Suo il corner per il gol di Cristante (1-0), sua l’imbucata per la rete di Mkhitaryan (3-0) e sua la verticalizzazione per lo scatto vincente di Kluivert (4-0). E il palo ad inizio ripresa. La sua qualità ha premiato l’allenatore che ha insistito con il suo stile di gioco.
SPINA STACCATA – La Roma esagera fino all’intervallo: è dal 27 aprile 2008 che non chiude il primo tempo avanti di 4 gol (4-1 al Torino). Al Sassuolo, vulnerabile al centro della difesa con Chiriches e Ferrari, lascia il possesso palla e il palo dell’ex Defrel, tiro sporcato da Mancini. La palla rimbalza sulla schiena di Pau Lopez: Berardi segna, ma in fuorigioco. Rete annullata. Il pubblico dell’Olimpico si diverte anche all’inizio della ripresa. Dopo il palo di Pellegrini, anche la traversa di Dzeko, incornando di testa su cross di Florenzi. Bernardi segna su punizione: Pau Lopez in ritardo. Prende il palo anche Mancini, sempre con un colpo di testa. I giallorossi sono sazi. Anche stanchi e sanno gestire come chiede Fonseca. Zaniolo, in campo per Kluivert, prova a svegliare i compagni. Florenzi e Fazio sbandano. Doppietta di Berardi. Debutta pure Spinazzola, fuori Florenzi. Nel finale l’Olimpico regala la standing ovation a Pellegrini e fischia Pastore che lo sostituisce. E che si pappa il gol più facile: a porta vuota, sfiora di testa su pennellata di Zaniolo, protagonista come nel derby.