Estate 2007: un giovane Kolarov, arriva alla Lazio da perfetto sconosciuto. Per quasi tutti, non per Walter Sabatini né per Mihajlovic. Sergio Berti, che di Sinisa fu il procuratore da giocatore e di Kolarov segue tuttora ogni passo, favorisce il contatto. Il ragazzo arriva con la fama, presto confermata sul campo, del tiratore mancino. Sinisa chiama Aleksandar e gli dice una roba del tipo«per qualsiasi cosa, aiuto o consiglio, io sono qui».
SPORCHI E CATTIVI – L’incrocio tra gli eredi non s’è materializzato. Quello tra i padri ci sarà oggi. Kolarov ha il cartello del divieto di sosta appeso sul collo: non ha ricambi, ma in fondo pure se li avesse sarebbe impossibile farlo fuori, centrale com’è nel gioco di Di Francesco. A maggior ragione se – dice l’allenatore della Roma – «la partita col Torino è più difficile di quella col Chelsea. Magari all’inizio saremo un po’ “sporchi” considerata la stanchezza dei viaggi, ma questo tipo di partite dobbiamo vincerle. A Londra abbiamo perso due punti».
I BUU DI LONDRA – E la beffa sarebbe una sanzione dall’Uefa per i buu a Rüdiger: «Io non non li ho sentiti, è stato un fulmine a ciel sereno – ha spiegato DiFra –. Rüdiger è stato con noi a scherzare nello spogliatoio prima e dopo la partita. Ero concentrato sulla gara, ma di solito atteggiamenti simili li noto, mi danno fastidio». E invece la Roma di Londra vuol portarsi a Torino solo cose belle.
Fonte: Gazzetta dello Sport