Primi per parate effettuate dal proprio portiere (7 di Rui Patricio) e per fuorigioco fischiati contro (5, esclusi quelli corretti dalla Var sui gol), ultimi per possesso palla nella metà campo avversaria. Sembrano statistiche di una squadra partita male in campionato, invece descrivono la nuova Roma di Mourinho. Che al momento ha solo vinto. Un successo in Conference League, un altro ancora più convincente contro la Fiorentina, se il buongiorno si vede dal mattino ci sono tanti motivi per sperare nella stagione del rilancio. L’obiettivo è tornare in Champions, «vincere» è una parola da combinare con «tempo»: l’allenatore ripete spesso la seconda, perché è venuto nella Capitale per seminare e raccogliere nel giro di tre anni.
Come scrive il Tempo (A. Austini), con una sfida che lo motiva più di ogni altra cosa: dimostrare ai vari Guardiola, Conte & Co. di poter alzare un trofeo in una piazza dove non ci riesce quasi nessuno, senza pretendere i migliori giocatori. Mourinho ha già dato la sua impronta alla Roma. Dentro e fuori dal campo. Un allenatore trainante in ogni aspetto: quando parla, lanciando messaggi a società, giocatori e tifosi, quando si presenta ogni mattina a Trigoria pure se l’allenamento è fissato al pomeriggio, quando interviene di persona nelle dinamiche di mercato e col suo modo netto e chiaro di operare le scelte di campo. L’acquisto di Abraham gli ha cambiato l’umore dopo i giorni di preoccupazione per la partenza di Dzeko, Mou è stato l’ultimo a sorprendersi dell’esordio devastante dell’inglese.
La squadra può e deve crescere come sottolineato dallo stesso tecnico, ancora troppo fragile dietro e incapace di prendere in mano la partita domenica sera nei minuti in cui ha giocato con un uomo in più. Ma alcuni miglioramenti sono chiari: evita di «incartarsi» impostando sempre da dietro, sa andare in verticale con velocità e tecnica. I minuti del possesso palla nella metà campo offensiva (appena 6 e 25 secondi, meno di tutte le altre nella prima giornata) fotografano la via più «diretta» scelta per attaccare.
Dall’ultima settimana a Trigoria non si attendono grandi scossoni. Xhaka ha rinnovato con l’Arsenal ma non è stata una sorpresa, se non parte almeno uno tra Diawara e Villar non arriverà un centrocampista (da valutare anche l’uscita in prestito di Darboe o, più difficile, Bove), vanno ancora piazzati altrove gli esuberi che si allenano a parte. Fazio sta parlando con il Genoa che non pare convinto, si attendono novità dagli agenti di Nzonzi, Olsen e Santon, mentre l’addio di Pastore sembra utopia. Oggi ripresa per iniziare a preparare il ritorno col Trabzonspor (giovedì alle 19), ieri hanno lavorato solo gli infortunati Spinazzola e Smalling, che tornerà dopo la sosta