IL MESSAGGERO (U. TRANI) – Questo successo della Roma, anche se contro il Brescia ultimo, pesa momentaneamente in classifica: 4° posto, restando in scia della Lazio terza (+ 2) e staccando l’Atalanta sesta (-3) e il Napoli settimo (-5). Adesso, però, per avere la certezza di essere in zona Champions, Fonseca deve aspettare il recupero della gara del Cagliari quinto (-1) a Lecce (oggi ore 15). Il 3-0 dell’Olimpico, comunque, è più significativo di quanto si possa pensare: i giallorossi, quando nella ripresa entrano in partita, ritrovano l’efficacia. Sanno, insomma, come comportarsi. Rispondono tatticamente e fisicamente. E, con mezza prestazione, ripartono dopo i 2 ko di fila contro il Parma e il Mönchengladbach.
PARTENZA LENTA – La Roma, almeno fino all’intervallo, somiglia a quella caduta in Emilia prima della sosta. Statica, timida e impotente. Ma se al Tardini a incidere sull’esibizione è stata l’improvvisa stanchezza in piena full immersion di impegni, all’Olimpico l’unica giustificazione va rintracciata nella formazione inedita. Fonseca è intervenuto in ogni reparto e non solo per l’assenza di alcuni titolari tra i 7 indisponibili. Perché se è vero che ha dovuto rinunciare a Pastore e forzare il rientro di Pellegrini, uscito di scena il 22 settembre a Lecce, ha comunque deciso di lasciare fuori Fazio e di riportare Mancini al centro della difesa accanto a Smalling, promuovendo da regista Diawara che risponde bene già nel 1° tempo, quando i compagni invece sono prevedibili nella metà campo avversaria. Sono 3 le novità, però, perché torna pure Florenzi, da terzino destro, dopo essere partito in panchina per 6 partite di fila. Gli aggiustamenti, anche se comprensibili e abbastanza mirati, non sono sufficienti per dare subito un senso al pomeriggio. Il Brescia non fatica a chiudersi con il 4-3-1-2 proprio perché i giallorossi non alzano il ritmo. Palleggio impastato, senza mai verticalizzare e nonostante la lucidità di Diawara, pressing inesistente, corsie intasate, con Kolarov più presente in avanti di Florenzi, al quale l’allenatore chiede di spingere come il compagno. Zaniolo e soprattutto Kluivert non decollano. Pellegrini il più attivo, anche quando c’è da cercare Dzeko. Grosso, lasciato Balotelli a casa e in castigo, non riceve niente da Donnaruma che è distratto di piede e impreciso di testa. L’unica conclusione nello specchio della porta, da fuori, è di Ndoj: il volo di Pau Lopez è per i fotografi. Pellegrini calcia largo in diagonale. Zero tiri e Joronen spettatore. Ma il vero match, e se ne accorge subito il portiere, comincia nella ripresa.
ALTA QUOTA – Prima si vede lo schema, ma insieme c’è anche la corsa: la Roma offre il meglio di sé nel 2° tempo. E va subito a dama da corner, battuto da Pellegrini: schiaccia Smalling di testa, leggera deviazione di Cistana e vantaggio. Il difensore centrale fa il padrone nell’area avversaria: lancio di Kluivert, torre di Smalling, rimasto in attacco dopo il calcio d’angolo battuto da Kolarov, e girata di Mancini (12° marcatore stagionale) per il raddoppio. Ancora i protagonisti dell’azione del 1° gol per il tris di Dzeko, facile la volée davanti alla porta: corner sempre Pellegrini e di nuovo sulla testa di Smalling. A sporcare lo smash è stavolta Torregrossa, ma il centravanti è in agguato e si sblocca dopo quasi un mese (rete da uomo mascherato contro il Milan, il 27 ottobre all’Olimpico): 6° gol in campionato nel giorno del 150 presenze in A (e il Brescia diventa il 26° club a cui è riuscito a segnare). Fonseca, però, festeggia altre 3 reti da palla inattiva (in campionato sono adesso 11 su 23).
COPIONE COINVOLGENTE – I singoli cambiano la storia del partita: Smalling il braccio e Pellegrini la mente. Mancini il centravanti come Dzeko. C’è però anche il gruppo che è adesso più intonato. Kolarov è più propositivo, Veretout accelera e Diawara acquista fiducia. I gol sono più di tre, ma quello di Zaniolo è annullato perché Pellegrini, ad inizio azione, si porta il pallone oltre la linea del fallo laterale e l’altro di Dzeko perché l’attaccante è in fuorigioco. Aye usa il braccio prima di esultare, dopo la gaffe di Pau Lopez. Il punteggio, insomma, non cambia. Zaniolo si fa ammonire al momento della sostituzione con Perotti: diffidato, salterà la trasferta di Verona. Ma c’è Under, subito ispirato quando entra per Pellegrini che riveve la standing ovation dell’Olimpco. Applausi pure per Florenzi quando lascia il posto a Santon. L’azzurro (in campo), dopo la pioggia.