FOCUS CGR – “Sono mesi che ripetiamo sempre le stesse cose: serve cattiveria, concretezza sotto porta, non si può soffrire così fino alla fine”. Eusebio Di Francesco sembra una sorta di disco rotto. Al termine di Hellas Verona-Roma, sesta gara stagionale vinta per 1-0, il tecnico giallorosso punta nuovamente il dito contro le tante, troppe occasioni da gol nitide, sprecate dai suoi attaccanti.
OTTAVO ATTACCO DELLA SERIE A – La Roma non segna più di un gol a partire dal 1 dicembre (Roma-Spal 3-1): nelle successive 11 gare tra campionato e coppe, i giallorossi hanno messo a segno appena 8 reti su 203 tiri totali (media 18,5 a partita, di cui 90 nello specchio della porta). Escludendo la gara di San Siro contro l’Inter, dove la produzione offensiva è stata risicata rispetto alla media (7 tiri totali, 1 nello specchio), nelle altre 10 partite la media dei tiri è di 20 a gara con sole sette segnature.
Ieri con il cambio di modulo, dal 4-3-3 al 4-2-3-1 la squadra è sembrata trovarsi di più a suo agio sul piano della manovra, complice lo slittamento di una quindicina di metri in avanti di Radja Nainggolan a supporto di Edin Dzeko, ma il risultato – in termini di reti segnate – non è cambiato, anzi. Nel corso di Roma-Sampdoria i giallorossi hanno tirato ben 19 volte verso la porta doriana, cogliendo lo specchio per 8 volte. Il problema però è evidentemente la precisione sotto misura: su otto tiri, ben sette sono stati scagliati più o meno centralmente, mettendo Viviano nelle condizioni di parare agevolmente.
Con il passaggio al 4-2-3-1 contro l’Hellas Verona la Roma ha prodotto più o meno lo stesso numero di tiri totali (17) di cui anche in questa occasione 8 nello specchio e così come accaduto contro la Sampdoria, a parte la rete di Cengiz Under all’angolino (segnalato in grafica con il pallino nero), il 90% delle conclusioni sono state più o meno centrali.
Dunque la sensazione è che per motivi psicologici e per qualità individuali, l’attacco giallorosso non stia attraversando un periodo di magra momentaneo, ma sia probabilmente composto da calciatori che difficilmente hanno il gol nel sangue con regolarità assoluta.