ANSA – Dagli anni ’80 ad oggi le sfide tra Roma e Juventus sono entrate a far parte della storia del calcio italiano. Dai tempi di Viola e Boniperti, e delle questioni di centimetri, ne è nata una rivalità che dura tuttora e sono tanti i match da ricordare. Anche se la lotta tra le due non vale più per lo scudetto e soprattutto la Vecchia Signora da Calciopoli in poi non è più lo squadrone di prima. Tantissime i duelli entrate nella storia del calcio italiano: dallo Juve-Roma del maggio ’81, con il gol annullato a Turone, alla sfida del 1983 in cui la Juve vinse all’Olimpico, con rete di Brio, ma fu la Roma a conquistare lo scudetto. Ci sono stati anche il clamoroso 5-0 bianconero del 1990, e poi la partita della rimessa ‘invertità di Aldair e quella in cui agli ospiti in giallorosso venne negato un evidente rigore per fallo di Deschamps su Gautieri. Ecco poi il trionfo romanista del 4-0 e di Totti che con la mano fa il gesto del «quattro e a casa» fino agli ultimi due scontri diretti all’Olimpico romanista che si sono sempre trasformati in una disfatta per la squadra di casa. Negli anni Ottanta non era più la Rometta di prima. All’inizio fu una storia di confronti allo spasimo, con tricolori alla fine quasi sempre nelle mani della Vecchia Signora. Quasi mai senza polemiche contro gli arbitri. «Zitti e tifate», disse una volta ai tifosi frustrati Dino Viola, presidente della Roma dall’ironia sottile e i modi aristocratici. E quando parlava lui erano espressioni come «questione di centimetri», come per il famoso gol annullato a Turone nell«81. Dall’altra parte c’era Giampiero Boniperti, icona in campo e dietro la scrivania della storia juventina. La Juve naturalmente vinceva molto spesso prima dell’avvento della Roma e avrebbe continuato a farlo anche dopo, tra gloria vera e sospetti cronici. Ancora nel 2001, però, il terzo scudetto i giallorossi andarono a prenderselo di fatto a Torino, con una rimonta da 0-2 e gol del pari del giapponese Nakata. Se c’è un prima e un dopo Turone, dall»81 in poi molto è successo. Non solo partite, ma anche trasferimenti impensabili di giocatori e allenatori da una parte all’altra (Manfredonia, Capello, Emerson tra gli altri). La cronaca più vicina ricorda, tanto per dirne una, la rimessa del romanista Aldair ‘disturbatà da un guardalinee (un altro, dopo quello di Turone) che portò al primo gol della vittoria juventina nel ’95. Ma anche il gesto andate-a-casa di Totti ai bianconeri dopo un 4-0 nel 2004. Negli ultimi anni è stata l’Inter a sostituire la Juve nell’immaginario dei romanisti, con scudetti sfumati all’ultima giornata e il senso di una sfida quasi impossibile anche per motivi extra calcistici. La Signora sta ancora elaborando il lutto di Calciopoli e il titolo non se lo è più giocato. La Magica è diventata la seconda per antonomasia, quasi una condanna. Due modi diversi di soffrire e di non arrendersi. Questo almeno fino all’anno scorso, con lo scudetto deciso all’ultima giornata a favore dell’Inter di Mourinho contro la Roma di Ranieri. Ora sulla panchina giallorossa non c’è più Ranieri, ex tecnico bianconero dal dente avvelenato, ma Vincenzo Montella. Mentre su quella della Vecchia Signora c’è ancora Gigi Del Neri. Due ex che si ritrovano, come è capitato spesso nella storia incrociata delle due squadre. E in campo due simboli come Del Piero (se recupera dall’infortunio) e Totti, due bandiere di una storia infinita.