Roma, la squadra senza carta d’identità

Roma, la squadra senza carta d’identità

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CORRIERE DELLA SERA – G. PIACENTINI – La scelta di preferirlo a quello che tutti considerano come un suo figlioccio, e cioè Bojan Krkic, è la dimostrazione che il ritornello che il tecnico spagnolo ripete da un po’ — «quando un giocatore è bravo la sua carta d’identità non conta» — non è una frase fatta ma uno dei capisaldi del suo pensiero, oltre che un riconoscimento al lavoro portato avanti in questi anni dal vivaio. Un attestato di stima che è arrivato anche da Vincenzo Montella, che proprio nel settore giovanile romanista ha mosso i primi passi da tecnico, prima di essere catapultato l’anno scorso nel calcio dei grandi.
L’attacco più giovane della serie A — 57 anni in tre, con Borini che con i suoi 20 anni era il più vecchio del tridente — non è solo una soluzione di emergenza (mancavano Osvaldo e Totti) ma una possibilità per il futuro, che in casa giallorossa è sempre più verde.
«Voglio una rosa non troppo ampia per avere la possibilità di inserire i migliori giovani» è un’altra delle frasi manifesto del tecnico spagnolo, che fin dalle prime uscite stagionali ha dimostrato — pagando alcune scelte sulla sua pelle — di fare sul serio. Non si possono spiegare diversamente le presenze di Caprari (ora a Pescara a fare esperienza), Viviani e Verre nel doppio confronto contro lo Slovan Bratislava in Europa League, o la decisione di affidare allo stesso Viviani le chiavi del centrocampo nella gara contro la Juventus in campionato.
Piscitella è il terzo Primavera ad esordire in questa stagione e la sensazione è che potrebbe non essere l’ultimo. Dietro di lui, infatti, c’è la fila di suoi compagni di squadra, allenati da Alberto De Rossi: Tallo, Ciciretti, Nego e Nico Lopez hanno tutti respirato in questi mesi l’aria della prima squadra. Non tutti sono già pronti ma, è questa la grande differenza con il passato: appena lo saranno, Luis Enrique non si farà problemi a mandarli in campo.

 

 

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