Roma, lampi di gioventù

Roma, lampi di gioventù

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CORRIERE DELLO SPORT (R. MAIDA) – L’ultima Roma di Luis Enrique salva la faccia e il settimo posto, chiudendo una stagione di stenti con la sedicesima vittoria in campionato in un’atmosfera di delusione generalizzata: c’era chi falliva l’obiettivo europeo e chi diceva arrivederci alla serie A. (…) Ma almeno è un piccolo segnale di incoraggiamento per il futuro, che da oggi comincerà a prendere forma. La squadra ha bisogno di essere rinforzata in modo robusto per crescere di livello, serviranno pazienza e impegno per raggiungere il calcio di Manchester, ma non è tutto da buttare. La partita di Lamela e Bojan, due simboli del nuovo che ha provato ad avanzare senza quasi mai riuscirci, indica che i giovani della Roma, se saranno accompagnati e guidati nei loro progressi da campioni più esperti, potranno dare grandi soddisfazioni nei prossimi anni. Quanto al Cesena, la testa era già alla ricostruzione della serie B. Senza Iaquinta e Mutu, per Beretta era onestamente difficile opporsi a una squadra più forte. Merita però una citazione il pubblico del Manuzzi, che nel secondo tempo ha accompagnato senza pause la domenica della retrocessione con cori incessanti. A un accenno di contestazione, con parole e striscioni, ha risposto la quasi totalità dello stadio cantando «Romagna mia» per mezz’ora. Uno spettacolo di sportività.

 

HANDICAP – La paura della figuraccia, contro la squadra ultima in classifica che non vinceva dal 15 gennaio, per la Roma si era materializzata anche stavolta, quando Santana si è bevuto Kjaer sulla fascia e ha offerto a Del Nero, ex laziale, il pallone del facile vantaggio, proprio sotto la rumorosa curva dei tifosi del Cesena. Il secondo gol stagionale per Del Nero, un calciatore ritrovato dopo tanti infortuni, in altri momenti del campionato avrebbe steso la fragile gioventù della squadra. Invece stavolta, per davvero non schiava del risultato, la Roma si è scossa e ha cominciato a giocare un buon calcio. Premiando anche alcune scelte trasgressive di Luis Enrique, che ha lasciato in panchina Osvaldo e Gago, due degli insostituibili, preferendo puntare su Lamela e Bojan.

BRIO – E’ stata proprio la freschezza dei ragazzini dell’attacco a cambiare la storia della partita. Lamela ha partecipato con impegno e qualità alla manovra, offrendo al compagno il pallone del pareggio: cross tagliato e colpo di testa in tuffo, settimo assist per Lamela e settimo gol per Bojan. A quel punto è stata una passerella per la Roma. Sempre Lamela, liberato di tacco da Totti dopo un contrasto vinto da Bojan, ha colto in fallo Ravaglia, il sostituto di Antonioli, da fuori area, segnando il 2-1 prima dell’intervallo. E a inizio ripresa, dopo una parata di Lobont su Santana, la vittoria è stata messa al sicuro da un colpo di testa di De Rossi, liberato a centro area da un preciso cross di Marquinho.

CHIUSURA – E mentre un pallido sole spuntava su Cesena placando qualche coro di protesta dei tifosi romagnoli trasformandola in festa di addio, il finale è stato di Totti, che ha cercato insistentemente il gol numero 216 in serie A. Ma sei tiri in porta più o meno efficaci non gli sono bastati. L’aggancio ad Altafini è rinviato alla prossima stagione. Dall’altra parte Santana, il migliore dei suoi, ha saltato Heinze (fin lì molto attento) con un guizzo infilando in rete il 2-3 che contiene entro margini accettabili anche la sconfitta del Cesena.

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