FOCUS CGR – C’è un mercato improntato al risultato sportivo, alla crescita tecnica che può poi generare un certo livello di indebitamento, sostenuto però da un fatturato solido e strutturale. C’è poi un mercato dettato da logiche di bilancio, dove la voce “plusvalenza”, in funzione di un fatturato in deficit dal punto di vista dei ricavi strutturali, diviene elemento cardine nella scelta di cedere questo o quel calciatore. L’As Roma sotto la gestione americana ha evidentemente scelto la seconda strada. In questi anni, al di là dei diritti televisivi, due sono state le fonti reali di sostentamento della società: i ricavi provenienti dalla partecipazione alla Uefa Champions League (c.d. market pool) e il plusvalore generato dalla compravendita dei calciatori, asset strategici sul piano patrimoniale.
Tecnicamente in bilancio la voce relativa alle plusvalenze si trova con la dicitura: “gestione operativa netta del parco giocatori”, la quale comprende tutte le plusvalenze realizzate con la cessione dei calciatori, le eventuali minusvalenze, i ricavi legati ai giocatori dati in prestito e il costo di quelli prestati ad altri club. Prima Walter Sabatini, oggi Ramon Monchi, sono stati chiamati da direttori sportivi della Roma a ricercare un difficile punto d’equilibrio tra la competitività della squadra e la gestione finanziaria. Compito arduo, soprattutto se si commettono errori fatali sul piano della scelta dei calciatori da acquistare (leggasi ad esempio gli acquisti di Iturbe, Doumbia e dello stesso Gerson per una cifra netta complessiva di 57 milioni di euro).
LE ROBOANTI PLUSVALENZE – Walter Sabatini – attuale responsabile dell’area tecnica del gruppo Suning – nel suo quinquennio a Trigoria è riuscito a realizzare una cifra di plusvalenze complessiva pari a 177,8 milioni di euro, movimentando oltre 100 calciatori tra entrate e uscite.
Dopo i 20 milioni circa ottenuti da operazioni “minori” nel primo biennio con Luis Enrique e Zeman in panchina,
si apre la vera grande stagione delle plusvalenze: tra l’estate 2013 e il gennaio 2014 la Roma incassa infatti una cifra netta pari a 52,8 milioni. A produrre questo balzo positivo furono le cessioni di Marquinhos, Lamela, Osvaldo, e Bradley
Nell’annualità successiva (considerando sempre la doppia sessione di mercato estiva ed invernale) grazie alle cessioni di Romagnoli, Bertolacci, Benatia e Dodò la società giallorossa incassa in poche settimane 62 milioni di euro.
Poi tra il gennaio 2016 e il giugno 2016 Sabatini cede in Cina Gervinho e Miralem Pjanic – sfruttando la clausola rescissoria – raggiunge Torino, sponda Juventus. La Roma grazie a queste due operazioni, rispetto al valore originario (costo storico e quota ammortamenti) dei relativi cartellini iscritti a bilancio, incassa 43 milioni di plusvalenze complessive.
L’ERA MONCHI, RECORD DI PLUSVALENZE IN DUE SESSIONI – L’arrivo di Monchi – Re delle plusvalenze a Siviglia con oltre 275 milioni di euro netti incassati nelle ultime stagioni – non modifica la strategia societaria, anzi. I numeri raccontano che la Roma, complice un determinato deficit di bilancio nel rispetto dei paletti imposti dall’Uefa per il FFP, abbia dovuto aumentare nelle ultime due sessioni di mercato il valore delle plusvalenze da realizzare.
La scorsa estate le tre cessioni di Salah, Ruediger e Paredes hanno prodotto un saldo positivo di 95,2 milioni di euro, ai quali saranno aggiunti i 20 di Emerson Palmieri, che nelle prossime ore si trasferirà al Chelsea. Dunque già una cifra record di 115 milioni di euro, che sarà nuovamente incrementata la prossima estate, vista la necessità della società di azzerare possibilmente il -40 aggregato dell’ultimo triennio.