Javier Pastore come Paulo Roberto Falcao. Il brasiliano alla fine del 1985 scelse la via della risoluzione anticipata con la Roma e l’argentino oggi potrebbe seguire la strada del “divino”. Fienga potrebbe seguire l’esempio di Viola che 35 anni fa fece valere le ragioni legali del club giallorosso dopo una lunga disputa dinnanzi al collegio arbitrale. All’epoca Falcao si era infortunato al ginocchio ma, ripresosi, si rifiutò di sottoporsi a una visita medica. Ragione per invocare l’inadempienza del giocatore.
Come riporta il Tempo, su Pastore invece il ragionamento del club capitolino fa leva sull’articolo 15 dell’accordo collettivo tra Assocalciatori e Lega di Serie A. La norma prevede che: “Qualora l’inabilità del Calciatore per malattia o infortunio, ovvero la sua inidoneità come supra definite, si protraggano oltre i 6 (sei) mesi, la Società può richiedere al CA la risoluzione del Contratto ovvero la riduzione alla metà della retribuzione maturanda dalla data della richiesta fino alla cessazione dell’inabilità e comunque non oltre il termine di scadenza del Contratto”. Si specifica che: “Per inabilità si intende la condizione morbosa del Calciatore che, pur non implicando l’impossibilità totale di rendere la prestazione, è comunque tale da non consentirgli di partecipare ad allenamenti che non siano esclusivamente di recupero funzionale“. Pastore in gruppo non si vede da luglio e ciò costringe la Roma ad aspettare gennaio e in quel caso o si risolve in contratto di comune accordo o verrà nominato un arbitro terzo dal Collegio Arbitrale.