Nella scala delle preoccupazioni di Tiago Pinto nella costruzione della rosa per il prossimo anno, il portiere e il centravanti occupano sicuramente i gradini più alti, insieme agli esuberi. Se, infatti, il general manager portoghese spera di chiudere la trattativa per Xhaka prima del raduno del 6 luglio (ma l’Arsenal deve abbassare un po’ le sue richieste), per la porta e per il centravanti i tempi rischiano di essere più lunghi. Tra i pali la Roma sta tenendo in stand-by Rui Patricio, che non convince al 100%, mentre in avanti molto dipenderà da cosa deciderà Edin Dzeko.
Da questo punto di vista la prima giornata dell’Europeo, ha messo in luce due calciatori, uno ancora di proprietà della Roma, e uno ormai ex: Robin Olsen e Patrik Schick. Il portiere è stato splendido artefice del pareggio della Svezia contro la Spagna di Luis Enrique, inchiodata sullo 0-0 grazie soprattutto alle sue parate. A Trigoria, c’è da giurarci, hanno accolto con favore la sua prestazione e i riflettori che improvvisamente si sono accesi su di lui. Dopo l’ultima stagione in chiaroscuro all’Everton, la Roma conta di trovargli una sistemazione e, magari, realizzare anche una plusvalenza visto che nel 2018 è stato pagato 8.3 milioni di euro, in buona parte già ammortizzati. C’è pero anche qualcuno che gli concederebbe una seconda opportunità.
Non è più di proprietà della Roma, invece, Patrik Schick: arrivato in giallorosso nel 2017 dalla Sampdoria per un prezzo complessivo di 42 milioni, non si è poi imposto davvero. Non sempre per colpa sua. Dopo 58 presenze e 8 e un anno di prestito al Lipsia, è stato ceduto la scorsa estate al Bayer Leverkusen (13 gol in 36 partite in stagione) per 26,5 milioni, il prezzo minimo per non realizzare una minusvalenza. Dopo la doppietta in Repubblica Ceca-Scozia 2-0, con il secondo gol segnato da metà campo, il suo valore è già oltre quella cifra. È bastato a farsi rimpiangere da una parte dei romanisti.
Fonte Corriere della Sera