FOCUS CGR – Risanare, stabilizzare, progettare, investire. Verbi declinati dalla nuova proprietà della Roma, alla luce dell’attuale delicata condizione del bilancio giallorosso, ereditato da James Pallotta e soci. Il comunicato dello scorso 17 agosto ha tracciato una linea chiara da seguire: “La nostra visione condivisa per il club e la squadra è quella di privilegiare un approccio di investimento sostenibile e a lungo termine piuttosto che soluzioni rapide di dubbia durata”. Ed è del tutto evidente che investire in maniera sostenibile, significa in primis tagliare i costi ritenuti nocivi per la sussistenza della società e la relativa gestione corrente. Costi che oggi risultano essere la summa di investimenti sbagliati per calciatori che non hanno reso quanto sperato, oltre ad un monte ingaggi eccessivo rispetto ai risultati sportivi raggiunti negli ultimi due anni (6°-5° posto e zero trofei).
La Roma ha spedito nei giorni scorsi le lettere di convocazione per il ritiro che scatterà il 27 agosto: 35 i calciatori arruolati dalla società, tra cui diversi giovani della Primavera (Calafiori, Riccardi, Bouah) e alcuni di rientro dai prestiti (Antonucci, Keba, Seck), ma soprattutto una marea di esuberi: da Olsen, a Schick, da Florenzi a Karsdorp sino ai vari Perotti, Fazio, Jesus, Pastore, Under, non più ritenuti attori protagonisti dallo staff tecnico e dal management giallorosso. L’era Monchi – soprattutto – ha lasciato in eredità un peso enorme di costi a bilancio, che hanno aggravato la condizione finanziaria complessiva del club, incidendo sulla necessità impellente di una ricapitalizzazione da 150 milioni di euro. Occorre rilevare una differenza tecnica fondamentale, utile per rendere più analitico il nostro approfondimento: quando si parla di ‘costo complessivo a bilancio‘ di un calciatore, si considera la somma tra lo stipendio lordo dello stesso e la ‘quota di ammortamento’ del suo cartellino, quest’ultima a sua volta intesa come il costo annuo dell’acquisto di un giocatore spalmato in genere su più annualità, in base agli di contratto sottoscritti. Quindi a pesare sulle casse di un club non è tanto la spesa effettiva per il cartellino di un calciatore (che sul piano finanziario prevede una rateizzazione in più annualità), quanto la cifra complessiva che ogni anno la società affronta e iscrive nel suo conto economico per ciascun tesserato.
Un esempio per chiarire: Javier Pastore, è stato acquistato due estati fa per una cifra pari a 24,7 milioni di euro e ha firmato un contratto di 5 anni. Cifra netta che in termini di ammortamento, ha previsto l’accantonamento annuo di 4,7 milioni. Attualmente il valore a bilancio dell’argentino è pari a 14.820.000 Euro e il costo annuo a bilancio dell’ex Psg è pari alla somma tra l’ammortamento (4.7 milioni) e l’ingaggio lordo (7 milioni e 800 mila euro), per un valore complessivo di 12 milioni, 775 mila euro. Dunque la Roma ogni anno spende quasi 13 milioni per le prestazioni di un calciatore che, come noto, ha trascorso negli ultimi due anni più tempo in infermeria che in campo.
La Roma comunicherà i dati di bilancio, chiuso lo scorso 30 giugno, solo ad ottobre, ma dall’analisi dei numeri delle scorse stagioni, è possibile ricostruire orientativamente una serie di valori che descrivono le reali criticità che la nuova proprietà dovrà affrontare a partire dall’attuale finestra di mercato. Tenendo in considerazione 29 calciatori della prima squadra (esclusi i giovani della Primavera):
- il valore attuale complessivo degli ammortamenti è pari a 85 milioni di euro
- il monte ingaggi lordo pari a 103 milioni di euro
- l’attuale costo annuo a bilancio della rosa giallorossa è pari a 188 milioni di euro
Nella lista giallorossa degli esuberi, come noto dalle cronache quotidiane, ci sono i seguenti calciatori: Perotti, Pastore, Karsdorp, Under, Florenzi, Schick, Fazio, Juan Jesus, Santon, Olsen, Coric e molto probabilmente anche Kluivert e Pau Lopez. Se la Roma li riuscisse a cedere tutti, il taglio dei costi a bilancio sarebbe straordinario: sul monte ingaggi lordo, il club risparmierebbe quasi 49 milioni di euro, il 48% circa dell’attuale spesa complessiva per gli emolumenti, mentre il risparmio in termini di costi annui complessivi a bilancio sarebbe pari a 85 milioni di euro, circa il 45% della spesa totale. Numeri che fanno riflettere e spiegano perchè la gestione affidata a Fienga sia rivolta – parallelamente alla necessità impellente di alzare il livello di competitività della rosa – al taglio dei costi relativi a calciatori non più utili alla causa.