La Roma contro il Wolfsberg non va oltre l’1-1 – santificato dalle reti di Spinazzola e Liendl – che le consente sì di mantenere la testa del girone con gli austriaci, però lascia l’amaro in bocca per la differenza tecnica che c’è tra le due contendenti. In segno di abbondanza, Fonseca sceglie di cambiare ben 8 titolari rispetto a Lecce, lanciando per la prima volta dall’inizio sia Santon (molto bene) che Kalinic (deludente). L’aggressività del Wolfsberg, però, costringe difensori e centrocampisti centrali a palleggiare sempre in affanno, tanto che per un tempo Pastore scende spesso a prendere la palla e si mette a galleggiare proficuamente tra le linee, anche se calerà nella ripresa. Il vantaggio della Roma siglato da Spinazzola al 27′ del primo tempo non cambia il leitmotiv della ripresa, con Zaniolo già al 6’ che impegna Kofler in tuffo. Sembra l’inizio della fine, invece al 6’ il Wolfsberg ha l’ultimo – doppio e decisivo – sussulto offensivo. Prima Weissman impegna Mirante, poi Liendl, approfittando dell’ennesima palla sbagliata da Spinazzola, tira fuori dal cilindro un sinistro all’incrocio. Fonseca inverte gli esterni d’attacco e Zaniolo gli risponde rendendosi ancora pericoloso al 27’ e al 30’, ma il calo di Pastore – che al 19’ aveva tirato al lato da buona posizione-non regala ulteriori batticuore, se non una protesta di Kalinic per un presunto rigore per mani di Rnic (46’). Il tenero Antonucci, Veretout e Kolarov non cambiano il match, ma al 49’ è proprio un cross del serbo, non trattenuto da Kofler, a far rimpiangere la presenza di Dzeko. Gioie e dolori del turnover, ma il bagaglio dei rimpianti per la Roma, nonostante il primato, alla fine è abbastanza pesante.
Fonte: Gazzetta dello Sport