Chissà, magari adesso anche José Mourinho si sarà convinto che il Var non è poi così male. La Roma ha battuto la Fiorentina 3-1 anche grazie a due gol restituiti dalla tecnologia. Le fiammate dell’attesissimo centravanti Tammy Abraham non sarebbero state determinanti senza quelle attese – due minuti la prima, uno e mezzo la seconda – che per due volte hanno smentito i guardalinee Tegoni e Rossi riabilitando i gol che avevano annullato per fuorigioco di cm o anche meno.
Come scrive la Repubblica (M.Pinci), la gioia sospesa che esplode in un boato, come a prolungare di qualche istante ancora la voglia di gioire dei romanisti tornati all’Olimpico. Pensare che Mourinho s’era speso proprio contro quel momento di incertezza che segue ogni gol: “Non festeggio più i gol, guardo lo schermo o il monitor vicino e aspetto, aspetto, aspetto”. Attesa ripagata, stavolta. Ma preparatevi, questa scena la vedremo spesso. Perché la Roma ha scelto di puntare sulle zone grigie, di giocare rischiando, di sfruttare l’infallibilità della tecnologia per provare a prendersi ogni cm utile alle spalle dei difensori.
E Abraham, poi uscito per crampi, sembra disegnato per questo: giocando così s’è infilato in spazi solo suoi chiamando il portiere viola Dragowski a un’uscita insensata a 20 metri dalla porta, punita con troppa severità dal modesto arbitro Pairetto col rosso. E sempre Abraham ha prima trovato Mkhitaryan alle spalle dei difensori per l’1-0, poi infilato il proprio corpo nell’universo di millimetri che separa una posizione regolare da una che non lo è ispirando – dopo che il pareggio di Milenkovic aveva gelato la Roma e Mou – il nuovo vantaggio.
Firmato Veretout, l’uomo che dovrebbe fare il mediano ma che a fine anno segna più di un attaccante e che con i due gol di ieri – seconda doppietta ingrata alla Fiorentina che lo portò in Italia – è arrivato a 20 centri con la Roma. Grazie all’assist di Shomurodov, uno che pensava di partire titolare e che nei minuti concessi ha dimostrato di essere più di una riserva.
Mentre lasciava il campo, José si è portato la mano al cuore. Poco prima aveva stretto la mano di ognuno dei suoi giocatori, di arbitri e guardalinee raggiunti in mezzo al campo e quella dell’avversario Vincenzo Italiano, capace di portare all’Olimpico una Fiorentina già bella nelle idee ma carente nelle scelte finali. La sua Roma è lonta da quella che era: ha lasciato palla agli avversari, ha giocato poco il pallone, ma cercato sempre la profondità, lo spazio. Le è mancato Zaniolo: la sua voglia s’è trasformata in foga, la foga in errori, gli errori in smania e questa nei due falli da giallo (il 2° un po’ forzato) costati l’espulsione. Deve imparare dal Var: a volte, la cosa migliore, è non aver fretta di festeggiare.