Rosella Sensi, ex presidente della Roma, ha parlato ai microfoni de il Messaggero:
Il 18 agosto del 2011 lasciò la Roma agli americani. Oggi si cambia ancora: il proprietario, ma non la provenienza. Ripenserà al suo addio?
«Si, mi viene per forza in mente. Scelta dolorosa, ma obbligata. Non avrei potuto comportarmi in altro modo. Lo devi fare e basta. Ma è come se mi avessero strappato un pezzo di cuore. E ogni volta che ne parlo, ho davanti l’immagine di Francesco».
Si riferisce all’uscita di scena, un anno fa, di Totti?
«Sì, andai a salutarlo di persona al Coni quel giorno che lui non avrebbe mai voluto vivere. Io ho capito subito che cosa ha provato, essendoci passata. La Roma è stata la nostra famiglia. La mia e la sua. L’abbiamo amata. In più non bisogna dimenticare la professionalità. Che, andando oltre al tifo e all’amore per il club, ci ha permesso di centrare gli obiettivi e di raggiungere i risultati. Sono lì, basta aprire gli occhi».
La gestione Pallotta, senza vittorie, ha dunque rivalutato la sua?
«La storia non si cancella. Il futuro, invece, si deve sempre costruire. I veri tifosi della Roma, comunque, non hanno mai svalutato il lavoro dei Sensi. Mi hanno sempre mostrato affetto, pure ultimamente, senza mai sottovalutare quanto fatto da mio padre e da me. E mi hanno commosso».
Che cosa si aspetta da Friedkin?
«Prima ci tengo a dire che mai mi sarei immaginata di non vedere vincere la Roma in questi 9 anni. Ho capito, invece, quale è l’intenzione del nuovo presidente. Ha già garantito la sua presenza, almeno questo avrebbe assicurato. E vedrete che farà la differenza. Da imprenditore, preferisce seguire direttamente il club. Dal vivo. Da tifosa questa partecipazione mi riempie di gioia. E sento che c’è nuovo entusiasmo. I Friedkin già sanno quanto è grande il valore della tifoseria. Fondamentale per arrivare al successo».
A proposito di stadio: il nuovo si farà?
«Ogni club deve averlo. Non so quanto tempo la Roma sarà costretta ad aspettare, ma è giusto che lo abbia. Niente di nuovo: Viola ci provò quasi quarant’anni fa. E subito dopo mio padre e io».