GAZZETTA DELLO SPORT – La raccontano un po’ più lontana, un po’ più immalinconita, un po’ più pronta al taglio di quel cordone ombelicale che in qualche modo l’allontana dalla figura del padre. Rosella Sensi segue la trattativa per la cessione della Roma in modo (parzialmente) distaccato, ma certe storie non finiscono neppure quando finiscono, e così dell’Impero dei Sensi si continuerà a parlare — nel bene e nel male— ancora per tanti anni. La presidente questo lo sa bene e per tale ragione ha deciso di confessarsi al settimanale «A» per sgranare concetti vecchi e nuovi, che in giorni come questi hanno un po’ il sapore di un testamento Con la cessione del club si chiuderebbe un’era durata, fra padre e figlia, quasi 18 anni, ricchi di successi e polemiche giallorosso e di un’apertura verso il futuro.
Stessa passione «Dico ai tifosi della Roma di continuare a sostenere la squadra — dice la presidente Sensi— di avere la stessa passione di sempre, anzi, ancora di più» . Almeno la stessa che l’anno accompagnata nei suoi 944 giorni da presidente della Roma, dal 28 agosto 2008 al 30 marzo 2011, quando la vendita sembra essere ormai ad un passo. Rosella sa bene di lasciarsi dietro una scia di critiche che, probabilmente, metterà ancora mesi per assimilare, ma dovrà farsene una ragione. Come sempre accade, sarà il tempo a fare giustizia ed a valutare gli errori commessi — ce ne sono stati diversi— e le cose positive.
Mille volte di più «Premesso che a volte si può sbagliare, sono convinta che abbiamo fatto tanto e anche molto bene— dice la Sensi—. I successi ottenuti non sono banali. Soprattutto chi vive a Roma sa quanto sia difficile raggiungere quegli obiettivi in una città difficile e tanto passionale. Uno scudetto a Roma ne vale mille da un’altra parte» . Verità o luogo comune? Di certo a Napoli, Palermo, Firenze o Bari direbbero la stessa cosa, ma dinanzi agli atti di fede ci s’inchina e si lascia correre. Di sicuro, però, Rosella dice la verità quando parla del suo rapporto da presidente donna con i calciatori. «Sicuramente non sono mai entrata negli spogliatoi senza bussare — scherza —. Generalmente il rapporto è stato buono, soprattutto con i giocatori assieme ai quali sono cresciuta» . Primo fra tutti Francesco Totti, che non ha mai mancato di fare il suo apporto morale a Rosella, ricevendo negli ultimi tempi anche qualche critica per questo.
Futuro da scrivere Adesso, però, forse è arrivato il momento di mettersi tutto dietro le spalle, perché c’è da inventarsi un futuro. In Lega Calcio a Milano— dove era anche ieri— dicono sempre più spesso che Rosella Sensi punti a diventare presidente. Possibile? Possibile, senza che questo significhi probabile, anche perché le ambizioni sono tante. Al di là di questo, comunque, la Sensi guarda anche a professioni più normali, che magari si riallacciano a sogni fatti da ragazza, quando la Roma non era all’orizzonte se non in quello domenicale, che si consumava nei novanta minuti di tifo e nel tempo necessario per metabolizzare il risultato, bello o brutto che fosse. «Se non avessi ereditato la società da mio padre avrei avuto voglia di fare la giornalista— confessa —. Ora vorrei provarci, magari solo per passione e curiosità» . Domanda inevitabile: l’attira il giornalismo sportivo? «Perché no? Dopo esser stata dall’altra parte, forse ci proverei» . Un’ambizione intrigante, ma che va chiosata con adeguate istruzioni per l’uso: il nostro mondo può essere anche più feroce di quello del calcio. Attenzione agli squali.