Leggo – Si appropria delle foto di una vacanza a cui avevano preso parte la famiglia Totti, Panucci e un autore della Rai loro amico, per poi rivenderle ad un noto settimanale. Quattro scatti privati che, oltre ad un ingiusto guadagno, sono costati anche un processo penale nei confronti di un 35enne palermitano accusato di appropriazione indebita dal pubblico ministero Louella Santini. Il procedimento, approdato in un’aula del tribunale monocratico, dovrà però essere trasferito. Nell’udienza di ieri, infatti, il giudice ha ricevuto e accolto un’istanza da parte della difesa che aveva sollevato una questione di incompetenza territoriale. La vicenda risale al lontano 2011 quando la bandiera giallorossa, assieme alla moglie Ilary Blasi, all’ex compagno di squadra Cristian Panucci(al momento dei fatti conduttore di Sky) e ad un noto autore televisivo, si recavano alle Maldive per passare un caldo e piacevole dicembre. Una bella vacanza dove, come si usa fare, i partecipanti si regalavano numerose foto ricordo. In particolare il 31 dicembre, il gruppo effettuava una gita su di un’isola deserta e che veniva descritta come un vero e proprio paradiso terrestre.
Qui gli amici si divertivano tra scherzi, tuffi e risate. Attimi preziosi e privati che venivano resi immortali attraverso alcune foto ricordo. Scatti normalissimi e di vita quotidiana, tipici di qualsiasi viaggio in gruppo, che sarebbero dovuti restare privati ma che, sfortunatamente, finivano su un noto settimanale. A cederli al rotocalco, secondo la ricostruzione degli inquirenti, era stato il 35enne palermitano che, in virtù di un’amicizia di lunga data con l’autore di programmi per il piccolo schermo, era riuscito ad ottenerli senza alcun consenso. Nella stessa vacanza, infatti, l’imputato aveva fatto un’escursione assieme al regista Rai e quest’ultimo aveva scattato diverse foto. Desideroso di averle per sé, chiedeva al suo amico di poterle copiare sul PC in cambio della promessa di ignorare la presenza di ogni altra immagine. Ma quegli scatti tra vip finivano per ingolosire il giovane che così li copiava per poi cederli al settimanale ma che, come da lui asserito, non gli venivano pagati a seguito delle proteste ricevute dal rotocalco da parte dell’autore degli scatti.