Rino Foschi lo portò a Palermo, nel 2008, quando era praticamente uno sconosciuto. Tre anni dopo, Walter Sabatini mosse mari e monti per portarlo a Roma. Simon Kjaer pareva destinato a un futuro luminosissimo, ma l’avventura alla Roma durò lo spazio di una stagione, il volo di una falena. A parlarne proprio l’ex ds giallorosso:
Ha qualche rimorso, Walter Sabatini?
«Mi dispiacque, perché sulle qualità del ragazzo non ho mai avuto il minimo dubbio, ma Roma non perdona se commetti uno sbaglio nel momento sbagliato».
Dieci anni dopo, possiamo dire che ci aveva visto lungo, anche su Kjaer?
«Ma non perché abbia salvato la vita a Eriksen, o almeno non solo: non si diventa leader della difesa del Milan per caso. Nel 2011, quando lo portai a Roma, non aveva nemmeno 23 anni, doveva crescere, avremmo dovuto essere pazienti, insistere. E’ cresciuto molto, oggi è un signor difensore e un grande leader. La lucidità e il sangue freddo che ha mostrato sabato ci dicono che genere di ragazzo sia. Avete visto che tutti intorno a lui, in preda al panico, scattavano come molle? Lui fermo, deciso, tempestivo».
E Kjaer?
«Simon è stato straordinario, ha compiuto un autentico prodigio».
Crede che gli abbia salvato la vita?
«Ma certo, in quei casi il primo intervento è fondamentale. Gli ha tirato fuori la lingua e ha avviato il massaggio cardiaco. E lo ha fatto immediatamente, senza perdere tempo. Sono convinto che senza il suo intervento, lo avremmo perso».
Fonte Il Messaggero