Walter Sabatini adesso parla, migliora giorno dopo giorno, ha ripreso il suo lavoro quotidiano con la Sampdoria. Soltanto qualche mese fa però l’attuale responsabile dell’Area Tecnica blucerchiata ha vissuto il momento peggiore della sua vita. La crisi respiratoria, l’ospedale e le cure sono però ormai un ricordo, che diventa sempre più lontano giorno dopo giorno. “Ho un grande debito con la Samporia che non so se potrò saldare. Innanzitutto verso la società. Quando il mio corpo ha deciso di ribelllarsi e di andarsene un po’ fuori dalle balle, mai Ferrero mi ha fatto pesare le mie lunghe assenze da Genova. Però non esserci stato in alcuni momenti mi ha ferito. Un altro ringraziamento va poi all’altra Samp, la squadra. Nelle finestre di coscienza mi arrivavano notizie positive, di vittorie. Mi davano una scossa, carica, la voglia di risvegliarmi e ripartire” ha raccontato a Il Secolo XIX il dirigente.
Il giorno della sua presentazione a Genova, Sabatini definì la Samp ‘la sua utopia’: “Per forza di cose non ho potuto realizzare completamente questo progetto, però continua a essere un’utopia in corso. I giocatori non conoscono il loro reale valore. Glielo attribuiscono gli altri e si siedono su questo concetto. Alcuni stanno dando segnali importanti di ribellione, ‘io non sono da decimo posto ma voglio essere da podio’. La vittoria in casa del Sassuolo è un’opera d’arte. Ora – prosegue Sabatini – ci si è fatta l’idea che la Samp sia una squadra di passaggio, Giampaolo se ne lamenta giustamente. Però non è così. Ma nel calcio contemporaneo solo il trading ti permette di competere con le super potenze metropolitane. Ferrero, Romei e Osti hanno fatto un lavoro splendido. Sono arrivato in una società che funzionava”.
Peccato per quella malattia, che lo ha privato della sua passione più grande per parecchi mesi: “Il mio corpo da anni mi mandava segnali clamorosi. Quel sabato dovevo partire per la Cina, se fossi salito su quell’aereo sarei morto. Il venerdì notte tra cortisone in vena e ansiolitici mi avevano un po’ stabilizzato. Però l’ultimo ricordo che ho è uno scambio di messaggi con Osti. Poi sono sparito dalla vita. Ancora adesso di alcuni periodi non so quello che è successo o quello che i farmaci mi hanno fatto credere. Di Sabatini in questa Samp c’è pochissimo, anche se non sono le rivoluzioni a fare le squadre. Abbiamo portato giocatori asserviti al progetto. Ekdal sta facendo dimenticare Torreira. Chi lo avrebbe detto? Avrei potuto fare tanto di più e meglio, lo so e me ne rammarico moltissimo”. Sabatini esprime anche parole di grande stima per mister Giampaolo: “Lo considero ancora un allenatore giovane e da realizzare compiutamente. Nemmeno un allenatore, ma un demiurgo, un forgiatore di idee calcistiche. Mi piacerebbe che sorridesse di più, anche di se stesso, delle cose che gli succedono intorno. Mi pare abbia cominciato da un po’ di tempo. L’Europa? So di espormi anche al ridicolo, ma se uno non alza l’asticella… Io non voglio essere prudente, infatti sono morto già un paio di volte, ma sfacciato e un tantino arrogante. Potrebbe diventare una stagione memorabile”.
L’attuale dirigente della Samp non si nasconde neppure per quanto riguarda il suo futuro: “L’ho ben preciso. Se Ferrero un giorno mi comunicherà di aver ceduto la società, mi faccio immediatamente da parte. Perchè gli acquirenti devono avere il diritto di lavorare con i loro uomini. Lo farò con molto dispiacere, perchè la considero un’esperienza incompleta. Altrimenti vorrei rimanere. Sabato sarò al Ferraris. Prendo 15 compresse al giorno, tranquillanti per il fumo perchè non c’è un solo minuto del giorno in cui non penso alla sigaretta. La mia vita era scandita dal fumo, ogni sigaretta fumata è stata per me una bellissima sigaretta. Vivere senza è una tragedia, ma ho un obbligo verso chi mi vuole bene. Mentre ero in coma penso di aver visto il paradiso. Sembrava un supermercato. Ora – conclude – vorrei vedere il paradiso calcistico a maggio con la Samp”.