Sacchi: “La Roma dovrà dare tempo a Luis Enrique”

Sacchi: “La Roma dovrà dare tempo a Luis Enrique”

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Arrigo Sacchi, ospite della Roma a Riscone di Brunico, ha rilasciato questo pomeriggio un’intervista a Sky Sport. Ecco le sue parole:

Il nuovo corso della Roma incuriosisce un po’ tutti…

Per me è un piacere e un dovere aggiornarmi, io sono molto curioso e ho molta fiducia in Luis Enrique. Conosco il calcio che viene a proporre e penso sia importante per la crescita del calcio italiano che non ci sia un unico tema, ma un confronto dialettico e tecnico.

La scelta di Sacchi al Milan fu coraggiosa come quella della Roma che ha puntato su Luis Enrique?
Franco e Sabatini sono due grandissimi dirigenti e non hanno tradito nemmeno in questa occasione. Questo inserimento di Luis Enrique e del suo concetto calcistico è una delle poche novità interessanti del calcio italiano. Spero che la società abbia con lui la pazienza che Berlusconi ebbe con me. Io a Natale della mia prima stagione ero decimo… Tutto parte dalla società, io non avrei mai potuto fare quello che ho fatto senza una società paziente.Ma per fortuna Sabatini e Baldini sono una sicurezza. Parliamo sempre del calcio come fosse uno sport individuale ma non lo è, è uno sport di squadra che vuole armonia, ma per crearla ci vuole tempo: per fare un grattacielo servono fondamenta profonde.

Lei ha sempre creduto nel 4-4-2, ma poi ha conosciuto la cultura spagnola. Questo nuovo gioco stile Barça potrà attecchire in Italia?
Il modulo non è importante, sono importanti i concetti. Il modulo diventa importante in base ai giocatori che si ahnno. se hai le ali fai il 4-3-3. Sono importanti i concetti generali. France Football disse del mio Milan che dopo di lui il calcio non avrebbe più potuto essere lo stesso, credo che per questo Barcellona stia succedendo la stessa cosa.

Arrigo è coordinatore tecnico delle nazionali giovanili, vorremmo farle i complimenti per la nomina di Gigi Di Biagio.
Si sarà il nuovo allenatore dell’Under 20. Cercheremo tutti di lavorare al massimo delle nostre capacità, in un settore che credo sia vitale: sensa un riacambio generazionale all’altezza il calcio non esiste, anche se questo è un paese più per vecchi che per giovani. In Spagna i club investono quasi il 10% dei bilanci per i giovani, in Italia si arriva al 2-3%.

Mi dai una definizione di Tabarez, che ieri ha stravinto la Copa America? Oggi è facile salire sul carro dei vincitori, ma lui in Italia è stato abbastanza snobbato…
Lui è sempre stato un maestro, ha sempre cercato di far giocare le sue squadre dando loro un’identità. E’ un signore e sono molto felice che abbia ottenuto questo straordinario risultato che premia innanzitutto una persona seria, che ama il proprio lavoro e lo fa con passione, serietà, capacità. Ho conosciuto tante persone nella mia vita, dai politici agli attori ai calciatori ed erano tutti accomunati da una grande passione per la cosa che facevano: mi auguro che i nostri giovani faranno lo stesso col calcio, senza l’obiettivo dei soldi o del successo, ma solo la voglia di fare il loro lavoro al meglio, con passione e con capacità


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