IL TEMPO (T. CARMELLINI) – Inizia nel migliore dei modi la dieci giorni di fuoco della Roma che da qui alla sosta natalizia giocherà una partita ogni tre giorni: giovedì il Torino, poi domenica a Bergamo con l’Atalanta, quindi ancora in casa con il Cagliari. Si parte con un successo senza storia a Bologna contro Mihajlovic & Co. ai quali i giallorossi rifilano cinque gol in una partita che non è mai stata tale e confermano il feeling positivo con Nuno Campos il vice di Fonseca che fa due su due: complimenti.
Troppa la differenza tecnica tra le due squadre, ma soprattutto troppa la Roma che quando sta così diventa una squadra contro la quale è davvero difficile giocare. Lo conferma la dinamica del pomeriggio gelido del D’Allara dove gli uomini di Fonseca dopo quindici minuti si sono ritrovati già sul 3-0. E questo solo grazie all’imperizia di Dzeko che sbaglia il 4-0 prima che il goffo retropassaggio di Cristante spalanchi la strada al 3-1 bolognese. Finita? Macché, Dzeko sotto rete ne sbaglia un altro già fatto, poi ci pensa Veretout ad allungare sul 4-1 prima del 5-1 di Miki che chiude il primo tempo sul 5-1 e di fatto la partita. È la terza volta nella storia del club che i giallorossi concludono il primo Je nel migliore dei mo tempo con un bottino di cinque gol.
La ripresa, a tratti imbarazzante, mostrerà di tutto: quattro gol annullati (due per parte) un palo giallorosso e un’espulsione data (giustamente) e poi annullata al Var. Cose mai viste insomma, che non cambiano il senso della giornata giallorossa che culmina con l’infortunio di Kumbulla e l’ingresso di Smalling con un gran bisogno di mettere minuti nelle gambe. Al tabellino vanno l’autogol di Poli, la rete di Dzeko, il gol di Pellegrini, poi i sigilli di Veretout e Miki per un bilancio positivo che fa benissimo a testa e gambe del gruppo, un po’ meno alla classifica. La Roma infatti risponde a tutte le altre «big» in vetta, guadagna punti solo sulla Lazio (sconfitta in casa dal Verona) e resta così sesta in classifica.
Ma Fonseca, ora più che mai, ha chiaro cosa deve fare con la «sua» Roma: ha deciso ruoli e stabilito priorità. Non è un caso che il rientro di Veretout trasformi la squadra, così come è chiaro che Villar è diventato un giocatore insostituibile in mezzo al campo. E la cosa fa bene anche a Pellegrini che spostato qualche metro più avanti (dove dovrebbe giocare sempre), riesce ad essere più decisivo nella manovra, servire i compagni e arrivare anche spesso alla conclusione. E la svolta giallorossa di un gruppo sempre più omogeneo con pochi «irrinunciabili»ma sempre con più protagonisti in grado di alternarsi tra loro: un bel segnale per il presente, ma soprattutto per il futuro.