La Repubblica (M.Pinci) – Alzi la mano chi in estate avrebbe immaginato una Roma ai quarti di finale di Champions contro il Barça, e Schick seduto in panchina. Senza nemmeno avere l’occasione di potersi alzare. Zero minuti al Camp Nou, un’altra panchina ad attenderlo stasera all’Olimpico contro la Fiorentina, nonostante le assenze di Perotti e Ünder: Di Francesco ritiene più utile affidarsi a Defrel, e il guaio è che nessuno può dargli torto. Perché le tracce di Schick si perdono in una notte di coppa (Italia) a dicembre, quando segnò l’unico gol della sua prima stagione romanista.
Un destino che lo lega a un’altra stella intermittente: un girone fa Gerson era stato la rivelazione della Roma a Firenze, con le prime reti romane, addirittura due insieme. Non fu l’agognato inizio di una favola, ma solo una pallida illusione delusa, visto che a Barcellona era in panca a guardare giocare Pellegrini. Pensare che per strapparlo proprio al Barça Sabatini spese 18 milioni, scelta di cui ha accusato il peso al punto da convincerlo alla resa. Altri 42 ne dovrà versare Pallotta per Schick. Insieme, sono costati alla Roma esattamente 60 milioni.
Sul ceco però Monchi non si è ancora arreso: «Il tempo mi darà ragione», il verbo che ripete appena può. Per ora a dargli torto è l’allenatore, che preferisce due ragazzi arrivati con lui dal Sassuolo alle stelle su cui hanno scommesso i dirigenti. Il dubbio che invece avevano tutti riguardava Nainggolan, rimasto fuori a Barcellona per un dolore al flessore: ieri però aveva recuperato e giocherà, sotto gli occhi di Pallotta e di Sir Alex Ferguson, ospite d’onore del presidente romanista. Contro una Fiorentina capace di vincere da 5 gare consecutive, in cui ha preso un solo gol, quello di Belotti a fine gara. A dare ancora più valore alla striscia positiva, la più lunga in corso, il fatto che 4 successi su 5 siano arrivati dopo la tragedia di Astori: i tifosi della Roma, per cui giocò tre anni fa, gli dedicheranno uno striscione.