Domani, 17 giugno, l’ex numero 10 parlerà in conferenza stampa, chiarirà la propria posizione. Il 17 giugno, proprio come il giorno nel quale, grazie a un suo gol, la Roma vinse lo scudetto nel 2001. Per questo sui social sono tantissimi i tifosi che pubblicano la foto di Totti che esulta per la rete al Parma e accompagnano l’immagine con la didascalia «il 17 giugno che vorrei ricordare». Già, perché se Totti dovesse effettivamente annunciare il proprio addio, il trauma sarebbe forte. Ieri a Roma non si è parlato d’altro (…). Non un caso che anche altri ex giallorossi non vogliano sbilanciarsi in commenti prima di sapere che cosa dirà Totti in conferenza: «Non è ancora detto che vada via, la società lo vuole convincere a restare – precisa Lionello Manfredonia, in giallorosso dal 1987 al 1990 –». Simile la posizione di Marco Amelia, che in giallorosso ha mosso i primi passi della propria carriera: «Se Francesco si rende conto di non poter incidere come vorrebbe, è giusto che vada via».
La Roma è più americana che romanista, questa la sensazione della gente. Peggio, è il timore della piazza. Perché la Roma c’era prima di Totti e ci sarà anche dopo. In molti però non hanno mai vissuto i giallorossi senza di lui. Per questo c’è incredulità, c’è sbigottimento, c’è rabbia, c’è timore. Perché i tifosi hanno sempre fatto del romanismo presente fra campo e società il proprio vanto. Ora però, dopo l’addio di De Rossi, senza Totti la piazza si sente orfana, derubata dei propri simboli. E far rimarginare la ferita non sarà facile.
Fonte: Gazzetta dello Sport