GAZZETTA DELLO SPORT (A. CATAPANO) – Pure lui ha conosciuto la faccia cattiva del tifo romanista: i fischi, gli insulti, le maledizioni. Non solo quelli di questi giorni, gli era già accaduto in passato, in uno dei suoi periodi di crisi, quando fu insultata e quasi aggredita anche la compagna Stefania. Almeno da questo punto di vista, ieri Mirko Vucinic ha ritrovato un pizzico di serenità: a Trigoria si è presentato un gruppetto di tifosi con uno striscione, «Forza ragazzi, siamo la Roma. Mirko crediamo in te» .
In astinenza Una carezza, un pensiero gentile in un momento nero, nerissimo. Gli dice sempre male, da un po’: due gol facili facili sbagliati in tre giorni, ad un passo dalla porta, forse nemmeno a lui era mai capitato prima. Martedì sera, il morale di Vucinic era sotto i tacchetti, come sabato dopo la partita col Palermo. Arrabbiato con se stesso, demoralizzato, non tanto dai fischi, quanto dalle chiacchiere che si sono scatenate: vuole andare via, gioca contro, pure i compagni lo hanno attaccato. «Falso, non ho le valigie pronte, ho solo avuto problemi personali» , ha fatto dire ad Alessandro Lucci, il suo agente. Vucinic si è stancato di passare sempre per l’unico responsabile della crisi o della mancanza dei risultati. Si sente colpevole, ma come il resto della squadra. Al futuro ci penserà tra un mese, quando si metterà a sedere con la nuova dirigenza e capirà se potrà avere un ruolo da protagonista nella Roma futura. Intanto, ha bisogno di tornare al gol, subito. Il Chievo potrebbe rivelarsi l’avversaria ideale, se si ricordasse quel magnifico gol con cui il 16 maggio di un anno fa accarezzò lo scudetto…