La sindaca di Roma ha lasciato il Qatar e stamattina dovrà ributtarsi nella mischia «dell’attuale situazione politico-istituzionale». Così dice l’ordine del giorno del Consiglio comunale in programma domani dalle 12. A distanza di poche ore dalla diffusione di un nuovo intervento del presidente della Roma James Pallotta. Che nella sua ricostruzione della vicenda Tor di Valle ha tirato in ballo anche la politica nell’estenuante percorso del progetto stadio. «Sono almeno tre anni che avrebbe dovuto esserci», ha detto l’imprenditore bostoniano. Aggiungendo, però: «Alcuni problemi sono stati autoinflitti dal costruttore che possedeva i terreni, ma altri dal governo. L’intervista di Pallotta a Real Vision, web tv dedicata al business, è stata registrata prima della pubblicizzazione della nuova inchiesta penale che ha portato all’arresto del presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito. Pallotta, comunque, fissa una tabella di marcia: «Inizieremo a costruire alla fine dell’anno, poi ci vorranno circa 28 mesi per i lavori. Confido nell’apertura in tre anni o giù di lì, sperando che i politici non mandino tutto all’aria». Quando sarà calendarizzata la discussione per la variante urbanistica, passaggio indispensabile per arrivare al traguardo finale? E quanto è forte la fronda antistadio nel gruppo consiliare dei 5 Stelle? In qualche modo ha cominciato a rispondere Enrico Stefàno, il vicepresidente vicario dell’aula Giulio Cesare, che oggi si insedierà al posto di De Vito (per ora la sua carica è solo «congelata» in attesa di un chiarimento legale sull’eventuale decadenza). «I tempi sono quelli che abbiamo definito precedentemente. Chiaramente, com’è stato detto anche dalla sindaca, su tutti gli atti ci sarà un ulteriore approfondimento giuridico per fugare qualsiasi dubbio». Insomma, la volontà è di arrivare al voto a maggio e non in estate.
Il segnale, però, che lancia Stèfano, intervistato da Radio Radio, non è solo tecnico. «Chiaramente se l’esito sarà positivo, avremo il dovere di andare avanti con questa procedura e se, chiaramente, non è stata viziata, sarà nostro dovere portarla a termine». Dichiarazioni che chiariscono due punti. Il primo: lo stadio è finito dentro la nuova due diligence dopo essere passato indenne per la prima. Il secondo: niente confusione, se si accerterà che tutte le procedure di autorizzazione sono state corrette, la maggioranza in Campidoglio non si tirerà indietro. Un allungamento dei tempi è da mettere in conto. Ma senza far tornare in discussione tutto.
Fonte: Gazzetta dello Sport