IL ROMANISTA – D. GALLI – Il primo regalo, un regalo di Natale, sarà l’annuncio. Il secondo regalo, nel 2016, sarà la consegna. L’As Roma sta per rivelare dove costruirà il suo stadio. Nonostante le continue pressioni del Campidoglio, la società ha lavorato a fari spenti sia sul progetto, sia sulla necessaria copertura finanziaria. Partiamo però dalla fine. La fine dei lavori. «Il nuovo impianto aprirà nel 2016 e sarà interamente di proprietà del club». Non è una rivelazione clamorosa, la data prevista per l’inaugurazione dello stadio era stata anticipata già altre volte dalla proprietà. Però il direttore commerciale Christoph Winterling,a Colonia per rappresentare la Roma all’International Football Summit 2012, si è esposto davanti a una platea straordinaria, al cospetto di esponenti del calcio mondiale.
Lo stadio sarà pronto nel 2016. Ok, c’è la data di fine lavori. E quella di inizio? Servono circa tre anni per la costruzione, e sempre a patto che quando si cominci, si cominci sul serio. È il caso dell’As Roma. Il club ha in mano tutto. Sa come poter finanziare la realizzazione ed è nelle cose che sappia anche dove farlo. Le aree in lizza sono sempre le solite tre o quattro – Tor di Valle, la Bufalotta, Tor Vergata e l’ipotesi Ostiense – ma una è parecchio davanti a tutte le altre. È Tor di Valle. In ogni caso, questi restano rumors. Conta quello che decide l’As Roma. La notizia è che ci siamo. (…)
Sotto Natale la società farà uno dei comunicati più importanti della sua storia recente. Non solo. Contemporaneamente dovrebbero essere annunciate anche delle importanti novità in campo finanziario. Anche qui, volendo, ci si arriva a logica. La costruzione dello stadio di proprietà implica necessariamente dei grossi movimenti di denaro. Sarà interessante capire le implicazioni che questo avrà sui conti dell’As Roma.
STRATEGIE Nel frattempo, la società non sta certo aspettando lo stadio. Per rimpinguare le casse, per far lievitare i ricavi non legandoli esclusivamente ai risultati del campo (leggi, la partecipazione alla Champions), è necessario far sì che aumentino le entrate da marketing e merchandising. Gli americani fanno i fatti. I tedeschi pure. A Colonia, il tedesco a capo del commercio made in As Roma ha descritto qual è la forza del club: «Per spiegare quanto la società sia internazionale, basterebbe dire che sono un tedesco che fa un discorso in inglese e rappresenta un club italiano di proprietà americana. Questo già è sinonimo di “global brand”, anche se the best has yet to come for As Roma (il meglio deve ancora venire per l’As Roma, ndr). Con un patrimonio rappresentato da 87 milioni di tifosi in tutto il mondo, l’As Roma ha avviato il suo percorso verso l’internazionalizzazione del suo brand. Un progetto che mette al centro i sostenitori giallorossi di tutti e cinque i continenti e che è intenzionato, allo stesso tempo, alla valorizzazione del marchio con la collaborazione di partner italiani e internazionali.
Gli obiettivi dell’As Roma prevedono la riduzione del numero degli sponsor, al fine di garantire una maggiore esclusività nell’attivazione delle collaborazioni commerciali. Il progetto di internazionalizzazione prende le mosse anche dalle tournée mondiali, previste in America a dicembre e in Asia l’estate prossima, assieme al supporto di tifosi e partner internazionali appena entrati nella famiglia romanista, come Volkswagen, Disney e Philipp Plein. La nuova era della Roma vuole portare i tifosi e gli sponsor giallorossi in tutto il mondo, al fine di porre le basi per diventare stabilmente un top club a livello globale».
Ieri, sul web, qualcuno ironizzava sulle promozioni lanciate dall’As Roma per il Thanksgiving, una festa che di romano non ha chiaramente nulla. Adesso forse, dopo aver letto qual è la strategia del club per il rilancio (anzi, il lancio) del brand, quel qualcuno avrà capito che tanta ironia è del tutto fuori luogo. Gli americani fanno i fatti. I tedeschi pure. E insieme fanno gli stadi.