IL ROMANISTA (D. LO MONACO) – Ma davvero pensavamo di alzare finalmente un trofeo nel primo anno dopo Totti? Ma sul serio credevamo di poter fare a meno del miglior calciatore italiano di sempre e, addirittura anche in virtù di questo, vincere qualcosa? Parliamone di Totti, parliamone ancora. Ma partiamo da un assunto: la Roma ha perso un giocatore fenomenale e ciò che manca di più di lui a ogni tifoso giallorosso è quello che Francesco faceva in campo. (…) Perché i nostri occhi hanno visto cose che voi umani non potete neanche immaginare. C’eravamo noi, che vedevamo quelle cose ogni giorno, per 25 anni, e c’erano gli altri, tifosi delle altre squadre, che quelle cose le subivano, e osservatori neutrali che magari ne vedevano una sintesi, a volte gli higlights. Ecco, Totti è stato il primo campione a cui gli highlights hanno tolto qualcosa. (…) Perché Totti è stato un campione anche mediatico, pure se ha cominciato a giocare in serie A che non c’erano ancora le dirette televisive delle partite (arrivarono a settembre di quell’anno di grazia, 1993). Eppure nel resto d’Italia si sono accorti di lui solo quando praticamente stava smettendo, quando la meraviglia che da Roma saliva da decenni ha smesso di essere considerata l’esagerazione di un popolo entusiasta. Solo quando, all’alba del suo quarto decennio di vita, ha ripetuto certe prodezze in ciclostile, e ancora, e ancora, solo con maggior lentezza, ha ricevuto da tutti gli stadi gli applausi che da anni restavano dentro al raccordo, ma soprattutto fuori d’Italia, lì dove il pericolo magari non veniva percepito, e dove magari l’educazione sportiva è una materia ancora considerata. (…)
Ci sono stati editorialisti che non si sono vergognati di scrivere che Totti era un problema per la Roma, che i compagni non lo capivano e quindi lui avrebbe dovuto cambiare gioco, che era discontinuo (lui, migliore in campo quasi per 25 anni di seguito), che in Azzurro ha inciso poco, tanto che c’è stato addirittura chi ha scritto che per la Nazionale ha fatto più Cassano in un’amichevole che Francesco nell’intera carriera, e c’era chi sosteneva senza alcun pudore che quando il barese dava i primi segni d’insofferenza a Roma sarebbe stato giusto liberargli maglia (e fascia) vendendo proprio Totti. Lo hanno messo contro De Rossi, contro ogni allenatore, contro i presidenti, contro i campioni, contro i romanisti. (…) Ecco, tecnicamente Francesco Totti è stato un giocatore mostruoso. Destro naturale, ma capace col sinistro di calciare con la stessa forza e la stessa precisione dell’altro (il gol probabilmente più bello di tutti l’ha fatto col piede “debole”, il tiro al volo in casa della Sampdoria sul traversone di Cassetti, oppure basti pensare al pallonetto a Buffon in quel Roma-Parma del 1998), senza un ruolo predefinito, perché ha fatto bene ovunque, da attaccante e da suggeritore, da esterno/ala e da trequartista, da centravanti e da seconda punta, con un fisico da pallanotista e lo scatto del centometrista, longevo come un portiere a dispetto delle rudi maniere di tutti i suoi avversari diretti, capace di esaltare ogni singolo allenatore che ha avuto. (…) Ecco, il tentativo di detottizzazione della Roma è stato l’errore forse più grave compiuto dalla proprietà americana, sia che fosse un preciso intendimento sia che fosse il riflesso chissà quanto condizionato di una politica per lo meno poco sensibile nei confronti del suo più grande calciatore. Totti non è mai stato un problema per la Roma, semmai la soluzione a tutto. (…)