IL MESSAGGERO – C’è una gran voglia, tra i tifosi della Roma, di far festa per la duecentesima perla di Francesco Totti in serie A e di organizzarla se possibile all’Olimpico e sotto la Sud, magari proprio nel prossimo impegno casalingo contro la Juventus e l’amico Buffon, il portiere battuto più volte, nove compresa quella di dieci anni fa, il 17 giugno 2001, per dare il via allo scudetto-day nell’ultima di campionato contro il Parma.
Ma il capitano ha fretta di raggiungere il nuovo traguardo e il prossimo appuntamento, al Franchi di Firenze, lo stuzzica tantissimo: nello stadio sotto la collina di Fiesole non ha mai segnato in carriera. Ci riproverà ancora, domenica pomeriggio, per ridurre al minimo, come si vede qui accanto, le città dove non è mai riuscito a far centro. Nell’attuale mappa della Serie A, sono solo tre: Cesena, in cui quest’anno ha già giocato, Catania e appunto Firenze. Per uno che di gol, considerate le coppe nazionali e continentali, ne ha realizzati 254, sembra quasi strano trovare stadi in cui non è stato capace di esultare in proprio, anche perché in trasferta Totti ha più volte firmato reti da cineteca. La standing ovation a Marassi, per il gol al volo di sinistro, quattro anni fa, gli applausi di San Siro per il cucchiaio da fuori area a Julio Cesar, sei anni fa, o tornando addirittura più indietro, otto anni fa, a Empoli, con un pallonetto telecomandato alle spalle di Bucci, sicuramente i tre più spettacolari e con il grado di difficoltà più alto tra quelli della collezione allestita fuori casa.
Il nuovo obiettivo è, dunque, interrompere il digiuno a Firenze, stadio che non è accogliente in assoluto per Francesco, vista la rivalità tra fiorentini e romanisti, con i tifosi viola spesso velenosi con il capitano che all’Olimpico è stato spesso decisivo contro questa squadra, oggi allenata da un ex amico di Totti, quel Sinisa Mihajlovic che da qualche anno non perde l’occasione di provocarlo. Sarebbe una soddisfazione doppia, per certi versi molto simile a quella provata domenica scorsa, con la prima doppietta della sua carriera alla Lazio, la trentasettesima in serie A (iniziò, nel novembre del ’97 proprio in trasferta, al San Nicola contro il Bari) e la quarantatreesima contando anche le coppe.
Roberto Baggio, a quota 205 reti, è la nuova vetta da raggiungere, quinto posto nella classifica dei cannonieri del nostro campionato. Un nome e un campione che sembrano sposarsi bene con il viaggio di domenica prossima: Roby, mito per il pubblico fiorentino nonostante il tradimento del maggio ’90 con il passaggio alla Juve degli Agnelli (a Firenze solo i bianconeri sono più odiati dei giallorossi), da avvicinare, diventando uno dei sei giocatori (finora cinque) del nostro calcio a contare sino a 200 gol in serie A.
Francesco sta vivendo, fisicamente, un’annata d’oro, rispetto alle ultime della carriera, con il pieno di infortuni, alcuni anche gravi. Nel derby la sua condizione atletica ha sorpreso per primi gli avversari. Non è stata la preparazione mirata alla Lazio, ma il lavoro fatto nei mesi scorsi, individuale più che di gruppo. Si presentò, ad esempio, dopo le feste di Natale con quasi due chili in meno. Considerando gli stravizi che solitamente si fanno a tavola in quei giorni, il messaggio del capitano a Ranieri e ai compagni fu eloquente. Anche ieri, all’ora di pranzo, andando a trovare i suoi amici del ristorante di riferimento (suo e della sua famiglia), non si è concesso strappi alla nuova regola. Téte à téte con Ilary, dopo la cena di lunedì con i compagni, ignorando o quasi il menù: pesce al vapore e niente tiramisù, il dolce a cui rinuncia raramente.
Questo per se stesso, per i tifosi e per la sua Roma. Per andare alla conquista di altri record, perché se ne avrà voglia, il suo contratto scade nel giugno del 2014, può ripresentarsi in campo per altre tre stagioni. Ha già vestito 601 volte la maglia del cuore (sarebbero 602: la mise anche la sera di Roma-Sampdoria, il 29 ottobre del 2008, partita sospesa dopo cinque minuti per la pioggia). Per incrementare il numero di reti segnate sotto la Sud, già 141, cioè più della metà dei suoi 254 totali (160, comunque, all’Olimpico).