GAZZETTA DELLO SPORT – M. CECCHINI – Strana la vita. Ognuno ha teorie specifiche, pianificazioni vincenti. Poi all’improvviso la realtà sorprende e, pur restando valido l’impianto generale, una frase entra nel lessico: «Discorso a parte per…». Ecco, Cesare Prandelli si è imbattuto nel fantastico virus della sua gestione azzurra rappresentato da un vecchio ragazzo di quasi 37 anni. Si chiama Francesco Totti. L’unico, forse, per cui il c.t. nel 2014 potrebbe rivedere i suoi progetti, regalandogli una maglia che vale il biglietto per il Mondiale in Brasile.
Da Cassano a Mazzone Fateci caso. Per Cassano l’allenatore spende parole cortesi ma note. «Il prossimo anno lo terrò in considerazione come tutti, proprio come è successo con Di Natale». Passiamo oltre. Su Pasqual e la sua ottima stagione recita questo: «Sta facendo molto bene, ma ho preferito puntare su un giovane con più prospettiva (De Sciglio, ndr)». Poi però s’imbatte nella inesauribilità del talento di Totti e allora gli accenti cambiano. «Tra un giocatore di 30 e uno di 20, io preferisco quest’ultimo proprio perché è più giovane e mi può dare continuità, ma per Francesco il discorso è completamente diverso. A farmi riflettere sono state alcune parole di Carlo Mazzone. Oltre a fisico e qualità, Totti ha trovato motivazioni che lo tengono ai vertici. Ora è difficile parlare di Mondiale, ma l’anno prossimo — se sarà nella condizione attuale — siamo obbligati a tenerlo in considerazione». Proprio vero. E se Mazzone esulta («Totti non dimostra la sua età»), il capitano della Roma rimanda.
Giorno per giorno D’altronde solo domenica, consumato il sorpasso a Nordahl tra i cannonieri della A, aveva detto: «Prandelli può stare sereno, io gioco solo per la Roma». Ieri però, saputo dell’apertura del c.t., ha replicato in un modo che significa: ci penso su, poi si vedrà. «I complimenti fanno sempre piacere e ne sto ricevendo molti da allenatori e colleghi. Ringrazio tutti, e anche Prandelli perché le sue parole sono certamente uno stimolo a far bene».
Contratto Come dire, Prandelli lavori con calma: se ne riparlerà nel 2014. E il c.t. lo fa, spiegando come pensi a utilizzare, in futuro, anche il 4-3-3 («Però non voglio abbandonare il nostro centrocampo di qualità»), benedicendo il blocco Juve («Sono 8 e tutti scelti per merito, ma avendo poco tempo lo spirito di gruppo aiuta. E poi il loro modo di recuperare palla assomiglia a quello del Barcellona») e lanciando la sfida a Brasile e Malta («Entrambe le partite le giocheremo come se fossero di qualificazione, senza fare esperimenti»). E Totti? Per ora non è l’attualità, ma neppure un problema, anche perché tra l’altro nel gruppo sarebbe accolto a braccia aperte dai senatori, cioè da Buffon a Pirlo, passando per De Rossi. D’altronde adesso Francesco non deve gestire un lungo tratto di carriera (motivo che lo portò all’addio del 2006) ma, consumato il Mondiale, solo quel paio di stagioni che lo condurrebbero al 2016, cioè alla soglia dei 40 anni. Ovvero il momento scelto per dire basta e cominciare la nuova carriera dirigenziale per cui ha già firmato un contratto, a meno che qualche lusinga da parte del soccer Usa non gli faccia cambiare idea. Che cosa manca a questo progetto? Una formalità: quel rinnovo in scadenza nel 2014. La Roma propone un anno più opzione, il capitano vorrebbe un biennale, ma a fine stagione l’accordo si troverà. Non a caso Italo Zanzi, «global ceo» giallorosso, ha detto: «Francesco è un asset fondamentale per il nostro club». Linguaggio forse poco romantico ma chiaro: Totti serve a tutti. Anche a un Mondiale che si preannuncia indimenticabile.