Tammy Abraham è partito per Torino con la Roma, solo oggi saprà se scenderà in campo dal primo minuto o meno. Matias Viña è tornato dall’Uruguay, è stanco, ma per Mou, «non è in dubbio». Dieci undicesimi sono fatti, c’è l’incognita legata ad Abraham. Allegri non ha Dybala, Morata è più no che sì, Mckennie è mezzo e mezzo e Rabiot è out per il Covid. Alla vigilia ci si aspettava qualche scintilla dialettica, in memoria di vecchie rivalità. Invece nulla. Da Torino, Allegri è morbidissimo («Mou è un valore per la Roma e per il campionato, sono felice di rivederlo»), José da Roma non è da meno. E per entrambi: «Juve-Roma non è Allegri contro Mourinho».
Come scrive il Messaggero, tutto o quasi pende dalla parte bianconera. Resta l’orgoglio e quel non si sa mai che rende affascinante il gioco del pallone e quei quattro punti di differenza in favore dei giallorossi. «Max conosce quasi tutta la formazione della Roma, mentre io no, perché la Juve ha tante opzioni, nonostante le assenze». Mou non smette di ricordarlo, anche se poi «quando l’arbitro fischia dobbiamo pensare a vincere e basta». Ecco l’orgoglio. E infatti questo la gente si aspetta, stasera la Roma dovrà provare a saltare il secondo vero ostacolo contro una big.
Le differenze, per lo Special One, ci sono eccome. «Una cosa è una squadra è che gioca per vincere la Champions e un’altra è una che gioca per la Conference; una cosa è una squadra che gioca per vincere dieci campionati di fila e un’altra è una squadra che ne vince zero in dieci anni; una cosa è una squadra che ha lavorato con Max dieci o otto anni e un’altra cosa è una che ha lavorato con un allenatore arrivato da tre mesi; una cosa è una rosa con venticinque giocatori con esperienza internazionale e un’altra è una rosa con tredici-quattoridici e poi altri giovani bravi ragazzi».