Tutti pazzi per Villas-Boas: calcio show con i segreti di Mourinho

Tutti pazzi per Villas-Boas: calcio show con i segreti di Mourinho

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REPUBBLICA.IT (A. SORRENTINO) – Tutto ha inizio nel 1994 con un pizzino. Anonimo. Bobby Robson lo trova nella cassetta della posta, a casa sua a Porto. Apre il foglietto e legge: “Ma perché non fai giocare Domingos Paciencia?”. “E perché non ti fai gli affari tuoi, seccatore di un tifoso?”, sbuffa Sir Bobby. Ma arrivano altri pizzini, poi lettere sempre più ponderose, dense di dati, statistiche, analisi tattiche e tecniche, e Robson capisce che c’è del genio, in quel tifoso che tifoso non è. Perché ora è diventato il nuovo fenomeno del calcio europeo: con il Porto ha già vinto il campionato portoghese con cinque giornate di anticipo e 16 punti di vantaggio sul Benfica.

È un allenatore di appena 33 anni, quindi più giovane di Totti e Nesta. Si chiama Luís André Pina Cabral Villas-Boas, per brevità André Villas-Boas. È di bell’aspetto, parla un inglese perfetto, ha capelli rossi e grosso naso da aristocratico: sua nonna era Margaret Neville Kendall, imparentata col visconte di Guilhomil. Non ha mai giocato al calcio, nemmeno da bambino. Gli interessava solo la strategia, la panchina.

Il caso vuole che Bobby Robson alleni il Porto e abiti nel suo stesso palazzo, riceva i pizzini e apprezzi le analisi del diciassettenne. Poi la sua passione. E anche se non si convince mai davvero di far giocare Paciencia, inserisce André nei programmi tecnici del Porto: addetto alle squadre giovanili. Al Porto il ragazzo conosce José Mourinho, che di Robson è assistente, poi si diploma giovanissimo al corso per tecnici Uefa in Scozia.

A 22 anni, coi buoni uffici di Robson e dei tecnici Uefa, parte per i Caraibi: diventa nientemeno il ct della nazionale delle Isole Vergini Britanniche, ma i giocatori mica immaginano quanti anni ha. Non una grande avventura, a dire il vero: perde due partite su due delle qualificazioni mondiali, la seconda per 9-0 contro le Bermuda. Prima di andarsene, rivela nello spogliatoio la sua vera età e li sbalordisce tutti. Torna in Portogallo e si lega al Porto e a José Mourinho. Poi lo segue al Chelsea, infine all’Inter. “Lui è i miei occhi e le mie orecchie”, racconta José. Villas-Boas stila i rapporti sulle squadre avversarie. Diventano proverbiali i dvd che lui stesso cura e consegna ai giocatori, ognuno con immagini e caratteristiche degli avversari diretti da affrontare. In 14 dei 17 successi ottenuti da Mourinho c’è dietro Villas-Boas, che però comincia a scalpitare: “Voglio allenare”, dice sempre a José, e quello lo sfotte: “Ma se la tua ultima partita l’hai persa 9-0…”. Un anno e mezzo fa prende il volo: va ad allenare l’Academica, ultimo nel campionato portoghese e senza vittorie. Lo salva alla grande: undicesimo posto finale.

È pronto per il grande salto al Porto e ne esce un’annata eccezionale: 4-3-3 spettacolo e 23 vittorie in 25 partite (più due pareggi). L’ultima la scorsa settimana, 2-1 in casa del Benfica e scudetto, in più ha già vinto 5-1 l’andata dei quarti di Europa League contro lo Spartak Mosca. Lo paragonano ovviamente a Mourinho ma lui frena: “Se proprio devo trovare un modello è Bobby Robson”. Ora lo vogliono in tanti: il Liverpool, l’Inter, la Juve. La Roma gli ha chiesto un appuntamento due mesi fa. Discorso avviato, poi Villas-Boas l’ha frenato di recente con Baldini: “Ho un contratto col Porto fino al 2013”. Non solo. Pare ci sia anche un mezzo accordo con il Chelsea. Dopo la vittoria sul Benfica, l’altra settimana, allo stadio “Da Luz” per la rabbia hanno spento i riflettori e acceso gli idranti in campo mentre i suoi giocatori festeggiavano. Un po’ come lo scorso anno al Camp Nou, dopo Barcellona-Inter. Quando si dice il caso.

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