Il Campionato di Serie A 2012-2013 è ufficialmente terminato. La Roma ha chiuso con una vittoria sul Napoli per 2-1, utile per scalare una posizione in classifica e scalzare dal sesto posto la Lazio, caduta a Trieste contro il Cagliari. Un’annata strana, sfortunata, quella della compagine giallorossa: molti i punti persi in casa contro le cosiddette “piccole”, come Bologna (cui la Roma ha dato in totale 4 punti), Pescara (vittoria per 0-1 all’Adriatico e quel pareggio all’Olimpico a retrocessione quasi matematica per gli abruzzesi) e Chievo (cui la Roma ha consegnato i punti salvezza, perdendo all’andata e al ritorno per 1-0). Una stagione altalenante, iniziata con Zdenek Zeman in panchina, fortemente voluto a Roma dalla gente romanista ed esonerato a Febbraio per mancanza di risultati.
Annata tribolata a Trigoria, con Daniele De Rossi mai andato a segno con la maglia romanista, per la prima volta nella sua carriera a parte l’esordio nel 2001 in Coppa Italia; nel 2003-2004 0 gol in campionato, ma arriva la rete nell’allora Coppa Uefa. Stagione storta, un ritmo partita che stenta ad arrivare anche con Zeman, che per cercare di motivarlo lo mette anche in panca, senza però ottenere il risultato sperato. Triste vedere in difficoltà un giocatore del suo calibro.
Se Capitan Futuro è parso sottotono o qualcosa in più, il Capitano Francesco Totti ha disputato l’ennesima grande stagione, per l’esattezza la ventesima, condita da 12 reti e 12 assist: solo Hamsik è riuscito ad arrivare in doppia cifra sia nelle realizzazioni che negli assist con una somma maggiore a quella di Totti, con le sue 11 segnature e i 14 passaggi vincenti, ma con la differenza di 11 anni sulla Carta d’Identità. Media voto migliore della Serie A per Francesco, con 35 partite all’attivo.
Pablo Osvaldo pareva in rotta con l’ambiente, salvo recuperare il rapporto con la tripletta al Siena e la rete della vittoria contro la Fiorentina a Firenze. Alla fine il numero 9 giallorosso chiude la Stagione al terzo posto generale in Classifica Cannonieri con 16 reti (17 calcolando la Coppa Italia), suo record all time in Serie A.
Note positive sono senz’altro, oltre Totti:
– La scoperta di Marcos Aoas Correa, noto come Marcos o Marquinhos: classe ’94, si è imposto in Serie A a 18 anni, visto che 19 li ha compiuti il 14 Maggio, disputando 27 partite totali, ottenendo una media voto superiore a gente più navigata in A del calibro di Campagnaro, Benatia, Ranocchia, Astori e Zapata. L’acquisto di Marquinhos è stata una vera e propria “mandrakata”: 1,5 milioni di euro per il prestito, 3 milioni la cifra fissata per il riscatto, opzione che scattava all’ottava presenza del calciatore in gare ufficiali della prima squadra, disputate per un minimo di 45 minuti ciascuna. 4,5 milioni di euro, considerando che Sabatini ha rispedito al mittente un’offerta del Barcellona di 28 milioni di euro…
– Le prestazioni in crescendo di Leandro Castan, che dà senso di potenza e compattezza fisica ma che ha sofferto la poca comunicazione con Stekelenburg;
– Michael Bradley è stata la sorpresa del centrocampo giallorosso assieme alla consacrazione in prima squadra di Alessandro Florenzi. Il centrocampista statunitense ha messo a segno una rete e 2 assist in 27 match totali disputati con la maglia giallorossa, ma si è distinto per la corsa, lo spirito di sacrificio e l’abnegazione sia a Trigoria che in Campionato: uno degli ultimi a mollare, proprio come Florenzi, prodotto della primavera autore di 3 reti in 33 presenze totali, oltre ad aver fornito 5 assist ai compagni.
– Il primo anno da grande di Lamela. El Coco ha segnato 15 reti in 33 partite totali, calcolando dunque anche i subentri dalla panchina: praticamente un gol ogni due partite per lui, che si colloca alla quarta posizione generale finale della Classifica Cannonieri. Anche 5 assist per lui, che con le sue percussioni, con i cambi di velocità e le serpentine ha incantato tutti in Italia e non, chiedere al City.
– Merita una menzione anche Mattia Destro, il bomber di Coppa Italia (5 reti in 4 apparizioni, tra cui quelle fondamentali di Firenze e Milano). Sfortunato per l’infortunio al ginocchio, Mattia si è messo in evidenza nella sua prima stagione da “grande” con 10 reti siglate in circa 15 partite effettive disputate, spezzoni ovviamente inclusi. Un giovane campione che nel prossimo futuro non avrà problemi a consacrarsi definitivamente, visti i numeri che ha all’età di 22 anni.
Note negative ce ne sono state, oltre la spiacevole situazione-De Rossi:
– Maarten Stekelenburg. Altro anno in giallorosso, un anno fatto di pochi chiari e tanti scuri. A Gennaio era praticamente ceduto al Fulham, ma la Roma, non avendo chiuso per tempo con Rafael, non riesce a cederlo. Dopo essere stato messo in naftalina da Zeman, ritrova il campo con Andreazzoli, con cui pare rinascere contro Juventus, Atalanta e Genoa (migliore in campo nell’occasione, prima volta in due anni di Roma), salvo poi ricascare in errori grossolani e messa in discussione che, in concomitanza con un infortunio, permettono a Lobont di giocare le ultime partite.
– L’assetto psicologico della squadra, con Zeman quasi del tutto incapace di gestire il vantaggio (vedi le partite casalinghe con Udinese e Bologna), al di là o di evitare imbarcate (vedi trasferte di Torino con la Juventus e a Napoli). Nelle prime 10 gare ottenuti 14 punti (incluso lo 0-3 a tavolino con il Cagliari), 34 punti in totale fino al 2-4 subito in casa contro il Cagliari con il Boemo, capace di infilare un massimo di quattro vittorie consecutive (Torino, a Pescara, a Siena, Fiorentina, salvo poi perdere a Verona col Chievo, vincere in casa col Milan e iniziare il filotto negativo, con 2 punti in 5 gare, frutto dei pareggi con l’Inter e a Bologna con i felsinei. Con la gestione Andreazzoli sono arrivati 28 punti in 15 gare, una media di 1,86 punti, a dispetto della media di 1,41 di Zeman in 23 gare.
– Il tecnico. E’ senza dubbio l’errore dell’anno. La Stagione scorsa Luis Enrique, a torto o a ragione, ha lasciato Trigoria, desideroso di andar via perché non accettato e incapace di imporre la sua mentalità e il suo gioco all’ambiente. Questo doveva essere l’anno del rilancio. La Società ha provato a dar retta alla sua gente, leggendo quei “Datece Zeman”, ma non c’è stato il cambio di rotta, nessuna sterzata, anzi. Si attende, si prova a sperare, si aspetta la svolta, ma poi arriva l’obbligo di intervenire, dopo il disastro in casa contro il Cagliari: Zeman via, forse paga lui per l’incapacità di alcuni giocatori del gruppo incapaci di mettere il 100% in allenamento, forse paga il suo modo di schierare offensivamente la squadra, esponendo la difesa a rischi troppo elevati, come dimostrano le reti subite, 42 sulle 56 totali. Per cinque volte sono state 3 le reti subite, ben 2 le quaterne, ovvero i tracolli con Napoli e Juve in trasferta. Zeman ha consegnato alla Roma un Totti in formato campione, ma numeri alla mano ha esposto troppo la squadra a rischi.
– L’ambiente. Impossibile parlare di progetto, al netto di allenatori con il palmares discutibili, se dalla prima ci si mettono aspettative che vanno ben oltre l’asticella effettiva della squadra. Una parte dei supporters si aspettava non si sa come di vincere, parla di “necessità di vittorie, visto che si è abituati bene”, quando se vai a vedere l’ultimo campionato vinto è sempre quello del 2000-2001, mentre 2 le Coppe Italia di fila (2006/2008) e 1 Supercoppa Italiana nel 2007. Parliamo degli anni dei secondi posti, 2007 anno del 7-1 di Manchester, quel periodo di tempo che ha preceduto l’arrivo della cordata americana segnato da un rosso fisso, della serie: è facile essere competitivi senza guardare le casse. Ma a Roma si vuole vincere, si vuole dominare, ci vuole “il nome”. Questo la Dirigenza l’ha abbondantemente capito, promettendo un mercato formato-maxi.
In sostanza, un’annata che termina con la piccola gioia di chiudere davanti alla squadra rivale, la Lazio, che fino a qualche mese fa parlava di Champions League, salvo poi trovarsi fuori anche dall’Europa League: competizione alla quale avrà accesso chi vincerà la Coppa Italia, e sarà proprio una delle due compagini, quella giallorossa o quella biancoceleste, ad avere la meglio, garantendosi l’Europa. L’obiettivo è importante, non disputare l’Europa per il secondo anno consecutivo sarebbe deleterio per una Società che sta puntando tutto sul marketing e sul brand: ma chiunque se ne intenda un minimo di economia sa che se il prodotto non è appetibile, le chiacchiere stanno a zero. Per questo l’invito è di sostenere la squadra, stare vicino ai ragazzi in questa settimana, arrivando il 26 a coprire il proprio posto allo stadio coi colori sociali, per creare il MURO GIALLOROSSO (CLICCA QUI PER DETTAGLI), tanto sponsorizzato da un mese a questa parte.
Andiamoci a prendere la Coppa: per la Roma, per la gente, per l’orgoglio!