Commentare una tragedia sportiva è sempre difficile. La debàcle interna contro il Bayern Monaco lascia inevitabilmente strascichi pesanti, anche se ci troviamo di fronte a situazioni più uniche che rare (ahimè non così uniche per i colori giallorossi). Dopo la sconfitta ingiusta dello Juventus Stadium forse trovare la grinta per riscattarsi era più semplice, dopo una batosta simile il percorso è più complicato. Sulla gara purtroppo non c’è nulla da dire, dopo l’1-2 firmato da Robben e Gotze e intervallato dall’occasionissima di Gervinho, gli uomini di Garcia hanno deciso di tornarsele con la testa negli spogliatoi, lasciando ai bavaresi la possibilità di fare ciò che volevano. Un errore prendersela con i singoli, dato che è stato l’intero gruppo a mancare nella triste serata di martedì; forse un pizzico di umiltà in più davanti a dei giganti di questo sport non sarebbe stato male, ma fare le disamine e le critiche dopo è sempre troppo facile. Troppo l’entusiasmo nelle vie della capitale, tanto che i tedeschi, veterani della competizione, hanno saputo sfruttare a loro vantaggio questo particolare. A Genova contro l’ostica Sampdoria di Mihajlovic, per fare un buon risultato dovrà tornare la personalità e carica agonistica avuta nelle prime 9 partite di questa stagione. Le potenzialità ci sono, e sarebbe uno sbaglio clamoroso rendere vano tutto ciò fatto finora di buono per un pesante ko (seppur di proporzioni cosmiche). Un ulteriore problema sarà il ritorno in coppa dell’Allianz Arena, in cui si dovrà sicuramente cambiare atteggiamento tattico, ma soprattutto tenere al massimo la concentrazione e evitare che le gambi tremino. Bisognerà riportare il sereno nella capitale, perché se lo meritano gli oltre 60000 sostenitori dell’Olimpico, che nel momento più difficile non hanno mai smesso di cantare e incitare la squadra. Se lo merita il presidente, che ci ha salvati dal fallimento e riportati al top; se lo merita Garcia, che ha saputo resuscitare una squadra, se non una città intera. Ce lo meritiamo tutti. Un applauso lo merita infine mister Guardiola, un tecnico capace di farsi seguire da qualunque giocatore si trovi sotto mano, e di rendere il Bayern Monaco, così come aveva fatto nel Barcellona, una vera e propria macchina da guerra.
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