“Un libro a canestro”, al via la seconda edizione del progetto Eurobasket

“Un libro a canestro”, al via la seconda edizione del progetto Eurobasket

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Educare alla lettura, al rispetto delle regole e alla pratica sana dello sport. Sono questi gli obiettivi di “Un libro a canestro”, il progetto dell’Eurobasket Roma giunto alla seconda edizione, che partirà martedì 8 novembre nella scuola La Salle. La società che milita da quest’anno nel Girone Ovest della Serie A2, si avvarrà della presenza degli atleti della prima squadra che andranno all’interno delle classi per raccontare la propria esperienza. Ad illustrare le dinamiche del progetto ci ha pensato Giacomo Esposito, responsabile dei rapporti con le istituzioni.

Di cosa tratta il progetto e quale obiettivo vi siete posti per questa seconda edizione?

Ripercorrendo le tappe dello scorso anno, che sono state undici, abbiamo lavorato con circa mille ragazzi della scuola primaria, con qualche eccezione per le scuole medie che ci hanno richiesto le tappe del progetto. Il core business del progetto resta lo stesso, andremo nelle classi delle scuole che abbiamo selezionato portando in dote libri che trattano di tematiche relative alla pallacanestro e ai suoi valori. Cerchiamo di far capire ai bambini, che saranno i futuri atleti, arbitri, allenatori o dirigenti l’importanza del rispetto delle regole, dei compagni di squadra o dell’arbitro. Divulgare insomma tutto quanto di buono la pallacanestro può portare al di fuori del parquet. Ci prefiggiamo di fare una vera e propria opera culturale nelle scuole del nostro territorio, andando ove possibile a lavorare con le periferie, che sono i territori che più ci interessano”.

Nei ragazzi delle generazioni odierne si nota una certa apatia verso ciò che succede loro intorno. Come si può farli appassionare allo sport e alla lettura?

“C’è un grande rischio nel cercare di fare attività alle quali i ragazzi non sono abituati, perché è più facile utilizzare le nuove tecnologie piuttosto che sedersi a leggere un buon libro. Vogliamo portare ogni volta storie nuove, soprattutto nelle classi più piccole alle quali raccontiamo la pallacanestro in maniera giocosa. Domani ad esempio affronteremo il discorso delle Olimpiadi e con noi ci sarà Alex Righetti, che ha vinto un argento olimpico ad Atene 2004, che racconterà ai ragazzi cosa significa preparare un Olimpiade. A livello umano sarà una bella esperienza, anche perché i ragazzi hanno nel programma di studio i Giochi Olimpici, per cui noi offriremo un supporto estremamente concreto alla causa”.

In un Paese nel quale il calcio va per la maggiore, cosa hai colto dai bambini che si trovano a contatto con professionisti di altri sport?

“Il poter disporre di atleti professionisti è basilare e noi con Alex Rigetti abbiamo un plus da questo punto di vista. L’atleta è visto come un’icona, ho notato molta curiosità negli studenti, anche nelle classi solitamente meno attente. Ho ricevuto da una classe di Prima Valle dei disegni che rispecchiavano il nostro primo incontro ed è stato un momento significativo per percepire ciò che hanno capito da quello che gli proponiamo. Poi c’è il lavoro della famiglia e degli insegnanti per far si che questi ragazzi si informino sulle attività di campo e fuori campo e vederli sugli spalti la domenica ci riempie di orgoglio. Quest’anno la Lega Nazionale Pallacanestro ha istituito un’iniziativa di censimento per tutti i progetti di utilità sociale ed ha inserito il nostro all’interno di “Crescere palleggiando”, facendolo così concorrere tra i migliori dieci selezionati per vincere un premio come miglior progetto di utilità sociale. Voglio per questo ringraziare i partner che ci sono vicini: Pam Panorama, la LNP con LNP servizi, il Comitato Regionale del Lazio, la F.I.P. e Radio Radio che ci darà spazio per raccontare il tutto”.

L’Eurobasket come realtà sportiva è consolidata da anni a Roma e nella Regione, ma come esperienza ai massimi livelli nazionali siete ancora alle prime armi. Può questo progetto darvi maggiore visibilità e creare un contorno, magari con qualche ragazzo da inserire nel settore giovanile?

“Noi cerchiamo, nei limiti del possibile, di aggregare più gente possibile. Il territorio e la scuola sono le prime risorse dalle quali attingere nuovi tifosi. Come si può notare venendo a vedere la Serie A, ci sono tantissimi elementi del settore giovanile che spontaneamente vengono al Palazzetto dello Sport per la prima squadra. Crediamo che un discordo del genere sia costruttivo e che possa dare un futuro alla società stessa, andando non solo a vedere quali sono i risultati del campo ma anche i progetti che ci fanno affacciare alla realtà romana, che neanche con il calcio ha iniziative sul territorio, sul quale invece noi vogliamo farci conoscere contribuendo a portare valori sani che corrano paralleli agli studi. Noi abbiamo tanti atleti delle attività agonistiche impegnati negli studi e abbiamo deciso di introdurre un piccolo codice etico che possa uniformare tutti i gruppi, cercando di creare un modello da portare al di fuori. E’ un primo passo per far si che non dipenda tutto dai risultati ma anche da come vengono ottenuti”.

 

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