IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) – Convocazione arrivata: mercoledì pomeriggio tutti insieme, allegramente, attorno al tavolo per il progetto Stadio della Roma. La Roma – che, per inciso, giocherà all’Olimpico la gara contro l’Atalanta di lì a poco – Eurnova e tutti i vari uffici pubblici che, da giugno dell’anno scorso dopo l’arresto di Parnasi, continuano a girare più o meno a vuoto attorno al progetto Tor di Valle.
Una riunione, questa di mercoledì, che potrebbe segnare un momento di svolta e spingere finalmente verso una conclusione che chiuda la lunghissima querelle. Se saranno champagne e cotillon o carte bollate e tribunale è ciò che dovrebbe emergere da questo incontro.
Che non dovrebbe mettere la parola fine alle trattative ma chiarire se il Campidoglio dopo la lunga trafila di dichiarazioni pubbliche improntate all’ottimismo – del sindaco, Virginia Raggi, degli assessori allo Sport, Daniele Frongia, e al personale, Antonio De Santis (entrambi, per motivi diversi, uomini di rilevante peso politico nella Giunta grillina – passerà dalle chiacchiere agli atti concreti e protocollati. Oppure se si andrà avanti con questa insopportabile melina fatta di incontri inconcludenti e chiacchiere interminabili sulle virgole.
Perché due cose sono sicure: la prima è che, pur mancando ancora un solo punto fondamentale, la contestualità, il testo della Convenzione urbanistica (il contratto vero e proprio fra la Roma e gli Enti pubblici, l’atto più importante di tutti) è praticamente pronto per il voto come quello della variante dal Piano regolatore. Il secondo è che la Roma ha ancora tanta pazienza solo se il Campidoglio virerà verso la volontà vera di concludere l’accordo. In caso contrario, al persistere della tattica dilatoria, l’attesa della Roma si esaurirà presto e verrà chiesto formalmente al Comune di portare in votazione i testi che ci sono come sono per poi vedersi in tribunale per le interpretazioni.
Manca, come detto, il nodo della contestualità fra l’apertura dello Stadio e le opere di mobilità pubblica, con il Campidoglio che vorrebbe i cancelli di Tor di Valle aperti solo al raggiungimento di quella previsione del 50% dei tifosi allo stadio con il trasporto su ferro che, però, è soggetta a un appalto non gestito dalla Roma (come invece era nella versione Marino del progetto). E, ovviamente, la Roma che non intende sottostare a questa pretesa avanzata dalla Raggi e dai suoi che, per tagliare le tre torri di Libeskind, prima hanno preteso la cancellazione della parte del progetto Marino che prevedeva le opere pubbliche di mobilità pagate e costruite dalla Roma e vincolanti all’apertura dell’impianto, ma che, poi, vorrebbero far permanere il vincolo fra completamento delle opere e apertura dello Stadio.
In mezzo, a dirimere la querelle la Regione che a luglio, rispondendo a una richiesta della Roma su suggerimento del sindaco Raggi, ha chiarito come tutte le opere di mobilità pubblica previste nel progetto o ad esso aggiunte dalle prescrizioni degli Enti pubblici vanno completate e collaudate prima dell’apertura dei cancelli di Tor di Valle ai tifosi ma non altre. Ribadendo, in sintesi, che lo Stadio non può aprire se manca la nuova stazione della Roma-Lido di Ostia “Tor di Valle” ma che non si può vincolare l’apertura dello stesso se manca quella di Acilia Sud.