Ammainate le bandiere, rinfrescate le gole seccate dai cori, rifate gli zaini, ripescate le auto nei parcheggi dove le avete posteggiate e lasciate che i taxi scaldino i motori. Poi sarà di nuovo casa, di nuovo Roma. Ma con un carico di tristezza in più. La data è destinata a rimanere scolpita nella coscienza condivisa di un intero popolo: 31 maggio. O forse primo giugno. Giornate della nuova maledizione giallorossa, piovuta ai rigori pochi secondi dopo la mezzanotte. Un appuntamento segnato da un esodo e un controesodo di dimensioni ciclopiche. Migliaia di auto, van da 7 o 8 persone. Treni, notti in cuccetta.
Come scrive la Repubblica, aerei di linea in ritardo mostruoso sul tabellino di marcia e charter che hanno risucchiato i migliori slot aeroportuali sul mercato e i risparmi di un’intera curva. […] I coraggiosi sono quelli che si sono affidati al fato. O meglio, alla solidarietà giallorossa: senza avere esattamente in mente come tornare a casa, si sono accordati per lunghissimi passaggi a casa con chi hanno conosciuto sul posto. Magari con un tifoso appena conosciuto nella fan zone di piazza degli Eroi, lì dove a sorpresa nel pomeriggio si è fatta vedere anche la nuova direttrice generale della Roma, Lina Souloukou, per qualche selfie.
Poi la processione verso lo stadio. Colorata dai fumogeni e dagli striscioni (“Semo tutti er padre de Marta”) si è conclusa in un imbuto giallorosso a ridosso dello stadio. Un momento per chiudere gli ultimi patti per il ritorno in patria, poi tutti dentro. In una curva che ieri recitava così: “Figli della Lupa”. Figli, ieri sera, della cattiva luna di José Mário dos Santos Mourinho Félix.