IL TEMPO (C. ANTINI) – Var Anno Zero. Oggi in serie A debutta la rivoluzione tecnologica destinata a cambiare abitudini di gioco e arbitraggio. La «moviolain campo» dovrà limitare gli errori, provando a disinnescare le conseguenti polemiche prima, durante e (soprattutto) dopo le partite. La Var potrà essere richiesta solo dal direttore di gara per «rivedere» le azioni dubbie in quattro specifici casi di gioco stabiliti dalla FIFA: gol dubbi, calci di rigore, condotte violente o comunque da punire con un’espulsione e scambi di identità nel caso di cartellini gialli o rossi sventolati al giocatore sbagliato. Ogni società ha allestito nel proprio stadio una stanza (la «Video Operation Room») dove verranno ospitati i due arbitri addetti e chiamati «Var» e «Avar». Sono loro gli unici due a cui è consentito comunicare con il direttore di gara. Possono farlo di propria iniziativa o su richiesta dell’arbitro stesso. A bordo campo ci sarà la zona riservata alla revisione (la «Referee Review Area»), posizionata tra le due panchine vicino alla postazione del quarto uomo. Da quella posizione l’arbitro potrà riguardare i replay. Così potrà mantenere o modificare le sue decisioni. Durante il replay a bordocampo, il gioco sarà fermo e sui maxischermi verrà segnalato che gli assistenti stanno rivedendo le immagini delle dieci telecamere aggiuntive.
«Sarà un consiglio per l’arbitro, ma la decisione finale è solo dell’arbitro». Precisa il nuovo designatore della serie A, Nicola Rizzoli, che ha poi spiegato: «La Var può solo valutare situazioni da protocollo» e «solo l’arbitro può cominciare una review, altri la suggeriscono e se un giocatore si permette di chiedere la Var, sarà ammonito». Sulla stessa lunghezza d’onda Marcello Nicchi, presidente dell’Aia, l’Associazione italiana arbitri. «A chi non è sportivo ma folle – ha affermato – la Var non farà cambiare opinione. Non sono fatti sportivi. Ci faremo rispettare. Nessuno può più permettersi di mettere in dubbio l’operato degli arbitri». Ma qualcosa ci dice che, nonostante la Var, la fine dei «processi» al campionato è ancora lontana.