Virtus Roma, sprofondo senza fine: sconfitta (80-81) con Pistoia

Virtus Roma, sprofondo senza fine: sconfitta (80-81) con Pistoia

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Virtus Roma-OriOra Pistoia 80-81 (21-21; 48-36; 62-61)

Virtus Roma: Cusenza ne, Alibegovic 2, Rullo 3, Dyson 3, Baldasso 5, White, Pini 14, Farley ne, Spinosa ne, Jefferson 15, Buford 25, Kyzlink 13. All. Bucchi.

OriOra Pistoia: Della Rosa, Mati ne, Petteway 20, D’Ercole 3, Quarisa, Brandt 12, Salumu 14, Dowdell 7, Johnson 20, Wheatle 5. All. Carrea.

Settima sconfitta consecutiva per la Virtus Roma, che perde il match salvezza contro Pistoia, continuando nel periodo più nero degli ultimi anni. Il verdetto del PalaEur, commosso nel ricordo di Kobe Bryant, è una mazzata tremenda per le ambizioni della squadra, oramai risucchiata in pieno nella palude dei bassifondi della classifica. Ci prova un sontuoso Buford (25, 11/17 dal campo), assieme a Jefferson (15+6) e al duo Kyzlink-Pini, tra i più vivi nel match. Ma c’è il grosso problema Dyson: il capitano della squadra è quello che sta mancando di più in queste gare, il leader che dovrebbe essere e che non è, come testimoniano i soli 3 punti di questo pomeriggio (1/8 dal campo), con giocate grottesche e scelte incomprensibili. I numeri raccontano di una gara controllata praticamente sempre dalla Virtus, incapace però di assestare il colpo decisivo, dilapidando un vantaggio di 13 punti nel corso della gara. Roma controlla la lotta a rimbalzo (36-32), tirando meglio dalla lunga distanza (8/17, 47.1%) contro il 32% (8/25) avversario. Significativo anche il dato degli assist (20-9), ma a fare la differenza sono i liberi ospiti (21/23) contro il 10/17 romano, costante troppo spesso negativa. Ora per la Virtus si fa davvero dura, a cominciare da sabato prossimo, alle 20.30, quando di andrà a far visita alla Fortitudo, prima delle tre settimane di pausa del campionato.

La partita. Roma inizia forte, dando l’impressione di aver approcciato bene (6-0), facendosi però raggiungere quasi subito dagli ospiti. Periodo che procede in sostanziale equilibrio, con la tripla di Rullo dall’angolo (21-18) pareggiata da quella dell’ex D’Ercole sulla sirena, per il 21-21 della prima pausa. Nel secondo quarto la Virtus si scatena, guidata da un super Buford (15 punti a fine primo tempo), propiziando un parziale di 12-2 col quale si porta in vantaggio in doppia cifra (33-23) al 14′. Roma continua a macinare gioco, mentre i toscani sono in grande difficoltà, così alla pausa lunga il divario tra le due squadre è di 12 lunghezze (48-36).

Al rientro dagli spogliatoi, però, la musica cambia decisamente. Pistoia ha un altro ritmo, riuscendo pian piano a ricucire lo strappo, portandosi sul -1 (55-54 al 26′) grazie alla conclusione da dietro l’arco di Petteway. La Virtus non riesce a riprendere in mano la gara, così alla penultima pausa il distacco resta invariato (62-61). Nel quarto periodo succede di tutto. La tripla di Buford al 35′ ridà un buon margine ai suoi (70-65), ma Pistoia impatta subito sul 70-70. Ancora Buford, dal mezzo angolo, col canestro del 74-71, prima che una terna arbitrale disastrosa inventi il fallo di Jefferson su Petteway che fa 3/3 dalla lunetta, segnando dunque l’ennesima parità. Pistoia apre un mini break di 3-5 per il 77-79 a 32″ dalla fine con la tripla di Salumu, alla quale risponde Buford (80-79) con soli 24″ sul cronometro. Nell’ultima azione, però, si vede la qualsiasi: Petteway va a mezzo centimetro dall’infrazione di doppio palleggio, la palla vaga ed il più lesto di tutti è Johnson, che segna da dentro l’area il canestro dell’80-81 finale, perchè con 1.9″ Roma riesce a costruire la tripla per Buford che si infrange sul tabellone, così come le speranze capitoline di un campionato più tranquillo.

Le parole di coach Piero Bucchi al termine della gara: “È mancata la forza di dare la spallata decisiva quando eravamo avanti; ci siamo così ritrovati a giocare una gara punto a punto nel finale con la tensione aumentata: in questo tipo di finale poi pesano molto gli episodi, ad esempio vorrei vedere se c’era il fallo di Jefferson sul tiro da tre punti di Petteway; o il loro ultimo canestro arrivato da una palla vagante dopo che eravamo riusciti a toccarla diverse volte. Dovevamo riuscire molto semplicemente a dare la spallata prima e chiudere la partita senza ridurci a un finale punto a punto”.

Foto: Federico De Angelis

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