Nicolò Zaniolo, dopo l’esordio in Nazionale maggiore, ha rilasciato un’intervista a Rai Sport. Queste le parole del giallorosso: “L’esordio è stata una grande emozione, un altro sogno che ho realizzato quest’anno, ma so benissimo che devo restare con i piedi per terra. Al debutto in azzurro mi ha chiamato Balzaretti per i complimenti”.
Zaniolo regala un pensiero anche all’ex tecnico della Roma: “A Di Francesco devo tanto, perché insieme a Mancini è stato il primo a credere in me. Mi ha spiegato come comportarmi fuori dal campo. Sa come rapportarsi con le persone. Mi è dispiaciuto che sia andato via, è un discorso personale perché lo ritengo bravissimo. Ora c’è Ranieri: dovrò dare il massimo per lui. Ha esperienza, sa come ci si deve comportare a Roma e poi è uno che ha vinto in carriera”.
Quei comportamenti che in realtà come quella di Roma risultano ancora più importanti: “Si vive la Roma 24 ore al giorno. Hai sempre la gente vicino e io chiedo loro di sostenerci quando li incontro. Questa vicinanza la senti”.
Nonostante la carriera in decollo, Zaniolo ha già vissuto momenti difficili nel settore giovanile: “Ho continuato a lavorare, non mi sono mai fermato neppure nei momenti negativi. Ho sempre creduto in me stesso. Mi hanno dato forza mio padre, mia madre e mia sorella più piccola. Mamma si è messa a piangere quando ho esordito in azzurro, ma anche papà si è commosso”.
Ora con Mancini, però, le porte dell’Italia sembrano aperte ai giovani come lui: “Sta facendo vedere che punta molto su noi giovani. Ha ragione quando dice che la vittoria contro la Finlandia non era scontata perché è una squadra tosta e ci ha creato delle difficoltà”.
Oltre a lui, naturalmente, si parla di Kean in questi giorni: “Kean è il mio compagno di stanza. Ci siamo fatti una foto insieme sui social, ma non c’è niente dietro. Non ci sono riferimenti al mercato o alla Juve, siamo solo amici. Ci conosciamo dall’Under 19. Stiamo bene insieme perché siamo simili e ci piace scherzare. Non ero sicuro partisse bene, ma ci speravo e gli ho detto che avrebbe segnato. Sono contento che ci sia riuscito”.
Inevitabile un altro paragone con Totti, che esordì in azzurro proprio ad Udine: “Il 10 ottobre 1998 Francesco esordì in azzurro a Udine, proprio come me. Lui mi dà consigli, su come allenarmi, come giocare e come comportarmi. Si vede che è un campione anche fuori dal campo. Mi ripete spesso di restare con i piedi per terra e mi dice che ad arrivare ci vuole un attimo, ma per restare a un certo livello è durissima”.
Una stagione in cui ha vissuto già diverse prime volte: “La prima partita in Champions contro il Real e il primo gol in A con il Sassuolo. Non capivo più niente”.
Non manca un commento sul suo rapporto con la mamma: “È molto forte, lei è sensibile e ogni volta che faccio qualcosa di bello piange, come a Udine. Io sono geloso come tutti i figli: non è che siamo severi l’uno con l’altra, ci vogliamo bene e basta. Ho un bel rapporto anche con papà, ma io sto sempre con lei, che mi accompagna sempre a Trigoria perché non ho la patente”. Mamma presente anche nei tatuaggi: “Il più importante è quello che ho sulla coscia ed è dedicato alla mia mamma. C’è scritto “Nella mia esistenza sei l’essenza””.