Zeman, amarcord tra i tifosi: meritano soddisfazioni

Zeman, amarcord tra i tifosi: meritano soddisfazioni

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zemanIL MESSAGGERO – S. CARINA – Arriva a via Baccina, sede dell’Utr, mentre fuori cade una leggera pioggia. «Tranquilli, sono soltanto due gocce d’acqua», minimizza Zdenek Zeman a chi gli si era fatto incontro con un ombrello. Due ore in uno dei club più noti del tifo giallorosso tra ricordi e amarcord. Allestita per il tecnico boemo una sezione ad hoc, con foto, maglie e statistiche del primo biennio trascorso nella capitale (1997-1999). Disponibile, sorridente e incuriosito, avesse rispolverato il «daje» della pubblicità che lo vede imperversare ultimamente in tv, Zeman si sarebbe potuto tranquillamente confondere nella folla. Tra le prime foto che gli sottopongono c’è quella di Pivotto: «Galloppa? No, questo è il famoso Pivotto. Ve lo ricordate?». E dietro di lui un tifoso: «E chi se lo dimentica…». Si sofferma poi davanti ad un’immagine, che lo raffigura seduto su un pallone: «Ero proprio un bambino».

Si diverte fino a quando non gli sfugge un fotogramma della gara di coppa Uefa Roma-Atletico Madrid, che sancì l’eliminazione dei giallorossi: «Si è sempre parlato di quello che ci fecero in campionato ma quello che accadde in questa gara fu indecente. È la partita che mi è rimasta più indigesta. L’arbitro? Mi sembra fosse Van der Ende». Non sbaglia: il direttore di gara belga ne combinò di tutti i colori, comminando due espulsioni (Wome e Totti) e convalidando un gol degli spagnoli in dubbio fuorigioco. Ma i ricordi europei lo fanno anche sorridere: «Qui eravamo a Zurigo, con il ghiaccio e la neve. Aldair rimase tutta la partita fermo in un punto, non riuscendo a muoversi». Arrivato il momento del brindisi, viene premiato con il titolo di Lupo d’oro: «Sono contento di essere tornato per il calore di voi tifosi».

Quella romanista è una tifoseria diversa dalle altre con una passione unica in Italia. Spero di darvi delle soddisfazioni, ci tengo molto». Si leva un applauso e dal fondo della sala, un tifoso urla: «Mister fammi sognare!». E lui, divertito: «Prendi una camomilla e sogni d’oro». Tra uno scatto e un autografo, trova anche il tempo per fare il punto della situazione sui temi attuali: «Osvaldo? È vivo, vegeto e respira. Marquinho? Si danno per concluse operazioni che ancora non lo sono. Se sarà rimpiazzato? Vedremo». Poi prima di salutare, sollecitato da Riccardo Viola, racconta: «Al matrimonio di Totti(giugno 2005, ndc) sapevo di essere vicino alla Roma. Avevo tanta voglia ma a volte non basta». Ritorno solamente rimandato.

 

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