GAZZETTA DELLO SPORT – M. CECCHINI – Se pensate che nella vita il denaro sia la cosa più importante, allora questo articolo non vi convincerà mai. D’altronde, ci sono almeno 6 milioni di buoni motivi all’anno (in moneta sonante) per rendervi scettici.
Qualora invece faceste parte di coloro che danno ancora fiducia all’adagio che recita «i soldi non fanno la felicità», potreste sposare la nostra impressione: alla Roma ormai sembra che Daniele De Rossi viva giorni di amarezza perché si sente con le spalle al muro. Dopo le accuse di egoismo (Zeman dixit) e l’accertata disponibilità del club ad ascoltare offerte per lui (Baldini dixit), ieri infatti, al Tg1, l’allenatore ammette la scarsa sintonia dell’azzurro con la squadra imputandola ai dubbi sul futuro. Ma Zeman è sottile, e quindi meglio ascoltarlo. E forse Real Madrid e Psg si fregano le mani.
Ipotesi «De Rossi è un giocatore importante, ma finora non ha reso da De Rossi per problemi di affiatamento con la squadra. Non so se giocherà con la Fiorentina, ma si sta allenando bene. Spero riuscirà a fare meglio di prima. Perché non ha reso? Ho tante ipotesi, ma forse sono sbagliate e quindi meglio non farle. Di sicuro all’inizio è stato disturbato dal dubbio se andare al City o altrove: questo può influire. Ha tante sirene? Bisogna vedere se arrivano. A me nessuna squadra ha chiesto nulla su di lui. Qualcuno dice che lo vogliono dieci club, io qualche dubbio ce l’ho perché poi quelle fanno altre scelte.
Io spero che rimanga e faccia bene. Dipende dalla sua voglia di restare. Problemi tra di noi? No, solo dopo la Juve ci sono rimasto male per le sue dichiarazioni («Parlare di scudetto fa male alla Roma», ndr), ma oggi non contano». Conta però la Fiorentina. «Non credo nelle rivalse degli ex — spiega Zeman — ma sono sempre partite tese. Io non ho emozione particolari, non ho mai avuto contatti con loro. Montella sta facendo molto bene, così come a Catania. Quest’anno ha un gruppo completamente rifatto e sta disputando un ottimo campionato. Lui è un attaccante, gli piace giocare al calcio.
La Roma ha svoltato? Non si può dire mai, però sono contento per le ultime prestazioni. Io sono tranquillo, però Roma è cambiata e ci sono più polemiche strumentali. Totti? Mi sta dando le stesse soddisfazioni di 13-14 anni fa, spero che trascini i più giovani. Io meno integralista? Non credo, cerco di fare il mio calcio, ma in certe situazioni bisogna calcolare l’avversario quando non puoi fare ciò che vuoi».
Via i violenti Dato il bentornato a Conte («Lui in panchina può dare qualcosa in più, ma le penalizzazioni non servono per premiare»), il boemo parla dei mugugni dei giocatori. «Prima si dava più importanza al tecnico, ora più al calciatore, perché è un investimento da proteggere. I violenti? Il calcio ormai serve per sfogarsi su altre cose. Rapporti con gli ultrà? Dove ci sono, le società stanno lavorando per far succedere meno problemi: uno gli dà qualcosa con la promessa che non fanno tanti danni. Da un certo punto di vista può essere positivo, ma per me non si dovrebbe trattare, anche se è un lavoro che non tocca solo ai club. Negli stadi bisogna fare entrare chi viene per divertirsi, quelli che creano problemi devono stare fuori». Tranquilli, non si riferiva a De Rossi.