GAZZETTA DELLO SPORT – A. CATAPANO – Su questa sponda del Tevere, un giorno di maggio di quindici anni fa, Zemanlandia divenne dopo immediata sintesi romanista una professione di fede: «4-3-3, sbrocco per te». Geniale. Come il grido di dolore laziale: «Non c’è più religione», perché in effetti l’attraversamento del fiume aveva del clamoroso. Zeman disse: «Se i tifosi della Lazio vorranno ancora divertirsi, dovranno guardare la Roma…».
Che uomo Impossibile scindere l’allenatore dall’uomo, il tecnico dal personaggio, il tattico dal battutista. All’attacco, sempre. Tranchant, ogni volta che ha preso la parola. E soprattutto, sincero. Caso più unico che raro in cui la forza delle parole è apparsa proporzionata a quella della verità. E questo, certamente, ha fortificato l’amore, chissà se più o meno dello spettacolo calcistico. Comunque sia, un paio di mesi dopo quel giorno di maggio, alla prima esibizione della Roma boema, i romanisti erano già tutti prigionieri: «Con Zeman tutta la vita», scrissero ignoti innamorati. Avevano ragione loro, certe storie non finiscono mai. Oggi, in una Trigoria desolata, qualche tifoso sfiderà il primo caldo estivo pur di urlare: «Ridatece Zeman». Grideranno al vento, nessuno della Roma li ascolterà, sarà come predicare nel deserto. Quello che, in fondo, si è spesso pensato di Zeman.
Che ricordi E invece, vai a vedere, Zemanlandia ha lasciato tracce ovunque, a Roma non sono mai state cancellate. E quindici anni dopo, chi l’avrebbe mai detto, quei reperti storici tornano d’attualità. Il 4-3-3 e le denunce: gol, invettive, rimonte, accuse, gradoni, antidoping, esultanze, polemiche, esaltazioni, pene. Partite, innanzitutto. Molte, moltissime indimenticabili. Alcune momenti di trascurabile felicità, altre motivi di insopportabile dolore. Ancora oggi. Chi ha dimenticato i quattro derby persi nella stagione 1997-98? Non era mai capitato prima, non è ricapitato dopo. E chi può parlare serenamente di quel Roma-Inter 4-5 del 3 maggio ’99 che forse convinse definitivamente Sensi a liberarsi del boemo?
Però, a rileggere il passato, quanti momenti di divertimento, quanti altri di orgoglio, quanti orgasmi calcistici. Il 5-0 al Milan di Capello il 3 maggio 1997. Il 2-1 alla Fiorentina del 17 ottobre 1998 con un gol di Totti al 95′ che fece esplodere l’Olimpico. E ancora, lo stadio pieno come un uomo nel primo Roma-Juve post-denuncia, il 15 novembre, una giornata di sole, fischi, boati, botte con Ferrara e Conte…, gol: due, Paulo Sergio e Candela. Infine, la serata più bella, forse anche per lui che un giorno ebbe l’ardire di sostenere che il derby fosse una partita come le altre. 11 aprile 1999, Roma-Lazio 3-1, doppietta di Delvecchio, sigillo di Totti, con celebre maglietta annessa, e un uomo, Zdenek Zeman, ubriaco di gioia e champagne nello spogliatoio.
Che attesa Aspettando gli eventi, senza tifare per nessuno, ci si chiede: Zeman alla Roma nel 2012 sarebbe un ritorno al passato o al futuro? Trattandosi di un allenatore di 65 anni, già questo dubbio basterebbe a spiegarne la straordinarietà. La Roma ci pensa, piena di dubbi. I romanisti avevano le idee chiare già nel 1997. «Con Zeman tutta la vita…».
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